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294 pensieri (954-955)

simamente ebbe gran cura della purità nella scrittura, ed ebbe autori classici non meno stimati in Oriente una volta per la purità della lingua, di quello che il fosse Menandro fra i greci (ma de’ cui scritti la piú gran parte è perita). E Firdusi nel suo Shahnamah, e molti de’ suoi contemporanei, si vantano di usare il pretto persiano, e di esser mondi da ogni parola araba o forestiera (cosí che nel dizionario di Richardson mancano nove decimi delle parole da essi usate, per esser questo dizionario fatto per la lingua e i dialetti persiani moderni). Ora, qualunque purissima parola persiana o di qualunque purissima lingua d’Oriente, antica o moderna, parrebbe a noi non solo impura o barbara, ma intollerabile, suonerebbe peggio che barbaramente e ci saprebbe piú che barbara nelle lingue nostre. Cosí dunque se le parole della bassa latinità riescono barbare nel latino, non si debbono stimare né barbare né impure in italiano, il quale deriva dalla bassa latinità piú immediatamente che dalla alta. Altrimenti si dovranno stimar barbare tante parole purissime e italianissime che derivano dalla bassa latinità (e cosí dico francesi ec.), e come tali sono registrate ne’ glossari latinobarbari. Bensí bisogna distinguere i diversi generi che ci sono di bassa latinità. Giacché la bassa latinità germanica, per esempio, in quanto è piena di voci germaniche ec., sarà adattata a somministrar materia ad altre lingue, ma non alla nostra. E perciò bisogna considerare che l’indole  (955) delle parole e frasi ec. del medio evo sia conforme all’indole di quel linguaggio dal quale è derivata la lingua italiana precisamente (17 aprile 1821).


*    Alla p. 940. Quello che ho detto delle lingue rispetto ai luoghi si deve applicare proporzionatamente anche ai tempi, essendo certo ed evidente che le lingue vanno sempre variando, non già leggermente, ma in modo che alla fine muoiono e loro ne sottentrano