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(940-941-942) | pensieri | 283 |
* Quello che ho detto in parecchi pensieri della compassione che eccita la debolezza si deve considerare massimamente in quelli che sono forti e che sentono in quel momento la loro forza e ne’ quali questo sentimento contrasta coll’aspetto della debolezza o impotenza di quel tale oggetto amabile e compassionevole; amabilità che in (941) questo caso deriva dalla sorgente della compassione, quantunque quel tale oggetto in quel punto non soffra o non abbia mai sofferto, né provato il danno della sua debolezza. Al qual proposito si ha una sentenza o documento de’ Bardi britanni rinchiusa in certi versi che suonano cosí: Il soffrire con pazienza e magnanimità è indizio sicuro di coraggio e d’anima sublime, e l’abusare della propria forza è segno di codarda ferocia (Annali di Scienze e Lettere lib. cit. di sopra (pag. 932), p. 378). L’uomo forte, ma nel tempo stesso magnanimo, deriva senza sforzo e naturalmente dal sentimento della sua forza un sentimento di compassione per l’altrui debolezza e quindi anche una certa inclinazione ad amare e una certa facoltà di sentire l’amabilità, trovare amabile un oggetto maggiore che gli altri. Ed egli suol sempre soffrire con pazienza dai deboli, piuttosto che soverchiarli, ancorché giustamente (13 aprile 1821).
* A quello che ho detto altrove della derivazione del verbo tornare si aggiunga, che questo verbo è lo stesso che il tourner dei francesi, il quale significa la stessa cosa che in latino volvere. Giacché appunto nello stesso modo, da volvere gli spagnuoli hanno fatto bolver che significa tornare (13 aprile 1821). (942)
* Alla p. 939. La maravigliosa e strana immobilità ed immutabilità (cosí la chiama l’Edinburgh Review negli Annali di Scienze e Lettere, vol. VIII, dicembre 1811, n. 24; Staunton, Traduzione del Ta-Tsing-Leu-Lee, p. 300) della nazione chinese dev’esser