(760-761-762) |
pensieri |
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Cosí deve tenersi per fermissimo, ch’è indispensabile di fare a tutte le lingue finch’elle vivono. La facoltà de’ composti purtroppo non è propria delle nostre lingue. Colpa non già di esse lingue, ma principalmente dell’uso che non li sopporta, non riconosce nelle nostre lingue meridionali (761) (delle settentrionali non so) questa facoltà delle orecchie o non mai assuefatteci o dissuefattene da lungo tempo. Perché, del resto: 1°, Le nostre preposizioni, massimamente nella lingua italiana, sarebbero per la piú parte appresso a poco non meno atte alla composizione di quello che fossero le greche e latine, e noi non manchiamo di particelle attissime allo stesso uso, anzi molte ritrovate espressamente per esso (come ri o re, tra o stra, arci, dis o s, in, negativo o privativo e affermativo, mis, di, de ec.). E di queste abbondiamo anzi piú de’ latini, e forse anche dei greci stessi; e credo certo anche de’ francesi e degli spagnuoli. Vedi il Monti, Proposta, alla voce Nonuso e, se vuoi, p. 2078. 2°, Anche ai composti di piú parole la lingua, massimamente italiana, sarebbe dispostissima, come già si può vedere in alcuni ch’ella usa comunemente (valentuomo, passatempo, tuttavolta, capomorto, capogatto, tagliaborse, beccafico, falegname, granciporro e molti e molti altri). Vedi p. 1076 e Monti, Proposta ec. Vedi guardamacchie ed anche la lingua francese (emportepièce, gobemouche, fainéant coi derivati ec.). 3°, Non manchiamo neppure di avverbi atti a servire alla composizione. 4°, La nostra lingua, benché non si pieghi e non ami in questo genere la novità, ha però non poco in questo genere, come i composti colla preposizione in, tra, fra, oltra, (762) sopra, su, sotto, contra, anzi ec. ec.; e Dante fra gli altri antichi aveva introdotto subito, nel quasi creare la nostra lingua, la facoltà, il coraggio, ed anche l’ardire de’ composti, de’ quali egli abbonda (come indiare, intuare, immiare, disguardare ec. ec.), massime con preposizioni, avverbi