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98 | pensieri | (623-624-625) |
l’italiano). Ailleurs, c’est la vie qui, telle qu’elle est, ne suffit pas aux facultés de l’âme; ici, (parla dei contorni di Napoli) ce sont les facultés de l’âme qui ne suffisent pas à la vie, et la surabondance des sensations inspire une rêveuse indolence dont on se rend à peine compte en l’éprouvant. (Staël, Corinne l. II. ch. 1, Paris 1812. 5me édit, t. II, p. 176). Cosí infatti vediamo accaduto negl’italiani terribili anticamente ed anche modernamente nella guerra e oziosissimi e negligentissimi e nulla curanti di novità e di movimento nella pace. Cosí negli (624) spagnuoli, popolo intieramente pacifico nell’ultimo secolo e fortissimo guerriero e belligero nei due precedenti; e cosí anticamente bellicosissimo o certo valorosissimo in difendersi, fino ad Augusto; e da indi in poi, eternamente pacifico e fedele, come dice Floro; e similmente nel principio di questo secolo, passato in un attimo da un lunghissimo e profondissimo riposo, a una guerra, possiamo dire, spontanea, certo nazionale e vivissima e generale ed atrocissima. Cosí nei francesi, valorosi in guerra, ed effeminati e molli nella pace.
Come appunto i fanciulli, giacché anche questo effetto deriva dalle stesse cagioni, i quali sebbene attivissimi naturalmente, con tutto ciò obbligati dalle circostanze all’inazione esterna la suppliscono e compensano ed occupano intieramente con una vivissima azione interna. E per azione interna intendo, sí nei fanciulli, come nei detti popoli, anche quella che si dimostra al di fuori, ma che si occupa di bagattelle e di nullità ed in queste ritrova bastante pascolo e vita all’anima; e per conseguenza non deriva, (625) non si fonda, non è sufficiente all’uomo, se non in forza dell’energia, dell’immaginazione, delle facoltà insomma e della vita interna.
Tutto l’opposto accade nei settentrionali, bisognosi di attività e di movimento e di novità e varietà esterna, se vogliono vivere, giacché non hanno altra