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(298-299-300) | pensieri | 375 |
ma naturale. Osservate anche oggidí l’impressione che fa l’aspetto di essa vita rurale o domestica, nelle persone piú dissipate o piú occupate, e com’ella par loro la piú felice che si possa menare. È vero che ella ordinariamente è tale quando consiste in un metodo di occupazioni, e tale era nei primitivi, e nei selvaggi sempre occupati ai loro bisogni, o ad un riposo figlio e padre della fatica e dell’azione. Ma in ogni modo l’uomo avvezzandosi anche alla pura inazione, ci si affeziona talmente che l’attività gli riuscirebbe (299) penosissima. Si vedono bene spesso de’ carcerati ingrassare e prosperare, ed esser pieni di allegria, nella stessa aspettazione di una sentenza che decida della loro vita. Dove anzi l’imminenza del male accresce il piacere del presente, cosa già osservata dagli antichi (come da Orazio), anzi famosa tra loro e provata da me; che non ho mai sperimentato tal piacere della vita e tali furori di gioia maniaca ma schiettissima, come in alcuni tempi ch’io aspettava un male imminente e diceva a me stesso Ti resta tanto a godere e non piú, e mi rannicchiava in me stesso, cacciando tutti gli altri pensieri e soprattutto di quel male, per pensare solamente a godere, non ostante la mia indole malinconica in tutti gli altri tempi e riflessivissima. Anzi forse questa accresceva allora l’intensità del godimento o della risoluzione di godere. Applicate anche questa settima considerazione ai vecchi. Vedi p. 121, pensiero 3 e confrontalo, rettificalo, ed accrescilo con questo, e questo con quello (23 ottobre 1820).
* I principi non possono essere amati per altra passione che per quella che consiste nell’amor di parte. (300) L’ambizione, l’avarizia ec. cadono sotto la categoria dell’interesse, consistono nel freddo calcolo dell’egoismo, e perciò spettano alla ragione, tutto l’opposto del fervido, irriflessivo e cieco impeto della passione. E chi sacrifica se stesso al principe per ambi-