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344 | pensieri | (252-253) |
si devastano e distruggono le città nemiche, ma che, se distruggiamo le nostre proprie, ci caviamo gli occhi di nostra mano.
* Alla tirannia fondata sopra l’assoluta barbarie superstizione e intera bestialità de’ sudditi giova l’ignoranza e nuoce definitivamente e mortalmente l’introduzione dei lumi. Perciò Maometto con buona ragione proibí gli studi. Alle tirannie esercitate sopra popoli inciviliti fino a un certo punto, fino a quel mezzo nel quale consiste la vera perfezione dell’incivilimento e della natura, l’incremento e propagazione dei lumi, delle arti, mestieri, lusso ec., non solamente non pregiudica, ma giova sommamente, anzi assicura e consolida la tirannia; perché i sudditi da quello stato di mediocre incivilimento, che lascia la natura ancor libera e le illusioni e il coraggio e l’amor di gloria e di patria e gli altri eccitamenti alle grandi azioni, passa all’egoismo, all’oziosità riguardo all’operare, all’inattività, alla corruttela, alla freddezza, alla mollezza ec. La sola natura è madre della grandezza e del disordine. La ragione tutto all’opposto. La tirannia non è mai sicura se non quando il popolo non è capace di grandi azioni. Di queste non può esser capace per ragione, ma per natura. Augusto, Luigi XIV ed altri tali mostrano di aver bene inteso queste verità (28 settembre 1820). (253)
* Dal 2° pensiero della p.116 inferite come anche, secondo questa sola considerazione, il cristianesimo debba aver reso l’uomo inattivo e ridottolo invece ad esser contemplativo, e per conseguenza com’egli sia favorevole al dispotismo, non per principio (perché il cristianesimo né loda la tirannia né vieta di combatterla o di fuggirla o d’impedirla), ma per conseguenza materiale; perché se l’uomo considera questa terra come un esilio e non ha cura se non di