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240 NOTIZIA INTORNO

s’intendeva da per sè, quattro odi di Pindaro. Diceva che Eschilo era un bel rovo infuocato sopra un monte deserto; e Shakspeare, una selva incendiata che faceva bel vedere di notte, e che mandava fumo noioso di giorno. Paragonava Dante ad un gran lago circondato di burroni e di selve sotto un cielo oscurissimo, sul quale si poteva andare a vela in burrasca; e che il Petrarca lo derivò in tanti canali tranquilli ed ombrosi, dove possano sollazzarsi le gondole degli innamorati co’ loro strumenti; e ve ne sono tante, che que’ canali, diceva Didimo, sono oramai torbidi, o fatti gore stagnanti: tuttavia s’egli intendeva una sinfonia e nominava il Petrarca, era indizio che la musica era assai bella. Maggiore stranezza si era il panegirico ch’ei faceva di certo poemetto latino da lui anteposto perfino alle georgiche, perchè, diceva Didimo, mi par d’essere a nozze con tutta l’allegra comitiva di Bacco. Didimo per altro beveva sempre acqua pura. Aveva non so quali controversie con l’Ariosto, ma le ventilava da sè; e un giorno mostrandomi dal molo di Dunkerque le lunghe onde con le quali l’Oceano rompea sulla spiaggia, gridò: Così vien poetando l’Ariosto. Tornandosi meco verso le belle colonne che adornano la cattedrale di quella città, si fermò