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lvi l’autore ai lettori.


tanee del nostro idioma. Citerò un solo esempio. Nell’Eroida prima si legge:

Che tutte l’ore a me stillan crudele
Assenzio.

Pochi vi ravviseranno tradotto a lettera questo sentimento di Tibullo:

Omnia jam tristi tempora felle madent.

Neologismi.

Di foggiare vocaboli nuovi mi sono astenuto al possibile, e due unicamente se ne rincontrano in questi versi, e già mi pajono troppi.

Bronzeo. Abbiamo ferreo, aureo, argenteo, plumbeo, marmoreo, terreo, eburneo ed altri moltissimi, ma non bronzeo. Fui temerario a crearlo, o difendemi a sufficienza questa che domandano legge di analogia? Il Leopardi nella versione sua del secondo dell’Eneide scriveva eneo, e il Monti od altro poeta famoso de’ nostri tempi chiamò eripedi i cavalli dal piede di bronzo. A me è sembrato minor licenza di piegare un vocabolo nostro e da tutti saputo ed inteso ad una terminazione addiettiva che è nuova per esso, ma è creata secondo similitudine e non à più nulla del forestiero.

Mambre querciosa, e cioè a dire: Mambre abbondante di quercie; nè ad alcuno riuscirà l’espressione oscura o dubiosa. Nullameno, io la giudico molto arrischiata, e non può l’autenticazione sua venir fuori che dal consentimento assai generale dei lettori. Appresso i latini, un luogo per natura copioso di tale pianta o di tale altra viene di rado significato con un addiettivo che pigli la terminazione da me usata, e l’esprimevano più volentieri alla maniera greca: olivifer, pinifer, vitifer e cento altri