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l’autore ai lettori. | li |
del mio dettato; essendo che da’ lettori può venir risposto sempre con gran ragione: e tu dovevi non iscrivere, o scrivendo non publicare. Ma io desidero che mi sia comportato almeno il gridare che io fo agli altri, e non mi si rimbecchino le parole col mio medesimo esempio, allegando e provando che io canto bene e razzolo male. De’ modi errati od usati fuori di proprietà sa Iddio quanti ne sono rimasti ne’ componimenti che ora tornano in luce; ma di quelli che ò potuto avvertire o pigliar sospetto ò purgata la presente edizione con diligenza. Parecchi vocaboli altresì vi s’incontrano che sono nuovi al tutto o tali vengono giudicati. Io farò rassegna e nota de’ principali, affine si vegga che se io pecco, ciò non m’accade per trascuraggine; ed eziandio, verrò dimostrando l’avere io voluto nel fatto della lingua come nell’altre cose fuggir gli estremi della licenza e della superstizione.
Latinismi.
Ausiliare. Come verbo non è in Crusca: ma v’è il suo participio attivo con un esempio dell’ottimo Commentatore di Dante. Ora, nel participio è implicato il verbo, e la facoltà di cavarnelo mi sembra data a qualunque scrittore.
Piceo. Similissimo ad altri da lunga pezza entrati nel nostro linguaggio, come niveo, cereo, ligneo e va seguitando. Però rimanevasi a guisa di proprietà libera e da possedersi in pace dal primo occupante. Nè io sono stato quel desso; dacchè il Gherardini ne fa sapere che l’Alamanni nell’Avarchide, ora sono tre secoli e più, fece suo quell’aggettivo.
Vessillifero. L’Alberti e il Fanfani dieron luogo a tal voce ne’ lessici loro. Concedo non sia di pura e antica