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dichiarazioni di g. salviani 245


poi trattili di prigione con una canna in mano per ciascheduno, che aveva in cima una banderola di carta, li facevano passare per certo luogo stretto, e nel passar che facevano davano a ciascheduno uno scappezzone o scappellotto su la nuca; e in cambio d’arderli facevano loro degli soffioni e ardevano loro la barba, e poi li mandavano via cosí svergognati e spauriti.

S. 66, v. 7: I reggiani oppongono ai modanesi che mirano la luna nel pozzo, perché veramente i modanesi hanno in costume, quando veggono un pozzo, di correr subito a mirarci dentro. E i modanesi oppongono ai reggiani che abbiano le teste quadre, perché realmente molti di loro non l’hanno né tonde né ovate, come anche si dice de’ genovesi che abbiano le teste acute, perché molti di loro l’hanno cosí. Però come questo è accidente di molti, non di tutti, il poeta finse che quelli solamente che patteggiati uscirono di Rubiera avessero le teste quadre, e che i medesimi soli fossero ubbligati a cavar gli stivali o le scarpe ai modanesi quando s’incontravano per viaggio. In ogni evento è da considerare che i capricci de’ poeti non fanno caso, e tanto piú de’ poeti burleschi, che hanno per fine loro il diletto e non la veritá; perché ben si sa che per altro li signori reggiani sono molto onorati.

CANTO QUINTO

S. 2, v. 2: Bosio Duara signor di Cremona fu veramente allora in aiuto de’ modanesi, e vi rimase prigione.

S. 23, v. 8: A Modana i pizzicagnoli si pregiano vanamente di far salciccia fina, perciò che non val nulla rispetto a quella di Lucca detta perciò latinamente lucanica da Lucca.

S. 24, v. 4: Nelle croniche di Modana si legge, che le cittá che s’armarono in favore de’ bolognesi contra Modana furono appunto quattordici, e quell’istesse che nomina il poeta, da Perugia in fuori, che fu introdotta da lui a contemplazione del signor Baldassare Paulucci.

S. 25, v. 7: Il papa era allora in Francia nel Lionese. Veggasi il Biondo sotto l’anno 1248, nel quale seguí la battaglia e la rotta e la presa del re Enzio.

S. 28, v. 3: Questa è vera istoria e non pecca in altro che in anacronismo. L’accidente occorse a questo prelato a Scarperia, mentre da Roma andava a Parma.