Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
dichiarazioni di g. salviani | 241 |
S. 24, v. 12: Questa fu istoria vera: e chi desidera di saperla, legga quel che ne scrive il conte Giovan Paolo Caisotto nell’istorie di Nizza.
S. 30, v. 1: Corleto e Grevalcore furono detti a contraposizione Cor laetum et Grave cor, questo dai soldati di Pansa ucciso quivi; e quello dai soldati d’Ottaviano vittorioso in quel luogo, quando liberò Modana dall’assedio.
S. 30, v. 7: Quest’era un maestro di scuola famoso, a cui essendo venuto uno de’ suoi contadini a dargli nuova che gli era morta una vacca, il rimandò in villa e gl’insegnò che gli facesse un beverone, che sarebbe guarita.
S. 31, v. 1: Questo dottore si maritò con una giovinetta in etá matura; e morí subito. I vecchi, che si maritano a donne giovani, sono giubboni vecchi che s’attaccano a calzoni nuovi, che subito si schiantano.
S. 32, v. 1: Ebbe nome Bartolomeo, e fu appunto quale il poeta il descrive.
S. 33, v. 2: L’arma de’ signori Boschetti è una grattugia con certe sbarre; ma il poeta la finge una gradella, perché veramente i pittori la rappresentano piuttosto in forma di gradella che di grattugia.
S. 39, v. 1: Questo si chiama San Martino de’ Ruberti, famiglia nobile reggiana, che vanta la sua origine d’Africa; e per questo il poeta le dá per impresa un Saracino.
S. 40, v. 1: Questa fu antica e nobil famiglia oggidí estinta. Zaccaria fu signor di Carpi; ma da Manfredi Pio, ch’era allora vicario imperiale, gli ne fu levato il dominio.
S. 46, v. 1: Intende della famosa Accademia della Crusca di Firenze, che porta l’istessa impresa.
S. 46, v. 8: Gli finge unti, perché quivi nasce l’olio di sasso famoso, intorno al quale faticano.
S. 47, v. 2: I vini di Sassuolo sono perfettissimi.
S. 48, v. 1: Quei della Rosa furono in quel tempo signori di Sassuolo; e chiamavansi egualmente quei della Rosa e quei di Sassuolo. Oggi è famiglia estinta.
S. 49, v. 1: Scherza su ’l nome e su le bellezze della signora Laura Cesi contessa di Pompeiano. Sol che tramonta.
S. 30, v. 2: Il conte Ercole Cesi aveva assuefatte alcune giovani di quelle terre, che tiravano co’ moschetti a segno, come gli uomini.