Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
48 | la secchia rapita |
27
Vieni meco a la guerra, e lascia andare
cotesti amori tuoi da scioperato:
la fama non s’acquista a vagheggiare
un viso di bertuccia immascherato. —
Claretto non istette a replicare,
ché gli venne desio d’esser soldato;
prese una picca, e si scordò di bere:
ma ricordiamci noi de l’altre schiere.
28
Cittanova spiegâr, Fredo e Cognento,
Piramo e Tisbe morti a piè del moro:
esser potean costor da quattrocento,
e ’l furiero Manzol fu il duca loro;
giovane d’alto e nobile talento,
a cui cedean l’agilitá e ’l decoro
nel ballar la nizzarda e la canaria
e nel tagliar le capriole in aria.
29
Quasi a un tempo arrivâr da un altro lato
Villavara, Albereto e Navicelli:
eran trecento e conduceagli al prato
il fiero zoppo d’Ugolin Novelli.
Dipinto ha ne l’insegna un ciel turbato
che piove sovra un campo di baccelli.
Indi venían, tra lor correndo a gara,
quei del Corleto e quei di Bazzovara:
30
Corleto emulator di Grevalcore,
Ch’Augusto nominò dal cor giocondo
quel dí che fu d’Antonio vincitore,
onde poscia con lui divise il mondo:
e Bazzovara or campo di sudore,
che fu d’armi e d’amor campo fecondo;
lá dove il Labadin, persona accorta,
fe’ il beverone a la sua vacca morta.