Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
752 | libro sesto |
in un sito molto acquoso, non molto ben edificata, nè piacevole con questo che per mezzo delle vie corra un fiumicello per nettarla dalle lordure... Qui si parla ordinariamente francese e paiono tutti mollo divoti alla Francia. La lingua popolesca e una lingua che non ha quasi altro che la pronuncia italiana. Il restante sono parole delle nostre ».1
Riducendo il fiumicello alle proporzioni d’un piccolo rivo, e la stessa diminuzione introducendo nella divozione alla Francia;2 notando che il dialetto Piemontese è ricco di vocaboli Italiani, e che alquanti ne ha derivati dal latino, dal greco, dallo spagnuolo, e da radici teutoniche, il giudicio di Montaigne non era tanto fallace.
Verso i medesimi tempi Giulio Cesare Scaligero chiamava i Torinesi gente lieta, festiva, data alle danze, che non si piglia pensier del domani; d’ingegno naturalmente acuto, ma neghittoso, magnifica ne' suoi concetti piucchè le forze noi consentano; felice pel novello Marte, e pei progressi guerrieri.3
Pietro Le Monnier, notaio e borghese della città di Lilla, vi venne nel 1609. Egli ne dice assai poco: « nella quale città è la corte e residenza ordinaria del duca di Savoia principe del detto paese che ha il suo palazzo mollo superbo (il palazzo vecchio, architeltura del Viltozzi) accanto alla bella chiesa di San Giovanni che è la principale della città, e di