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p r e s s o   g l i   E t r u s c h i , ec. 189

rimastici degli Etruschi siano tutti de’ loro tempi posteriori.

§. 20. Le altre due gemme sono, a mio parere, le più belle che ci siano pervenute dai Toscani. Una è pur una corniola dello stesso museo Stoschiano1; e l’altra, che è un’agata, la possiede il signor Cristiano Dehn di Pomerania. Quella rappresenta Tideo2 col suo nome, nell’atto che si trae dalla gamba la freccia, con cui restò ferito, allorché tutti trucidò, fuor di un solo, i cinquanta Tebani che tesa aveangli un’imboscata3. Quella figura, mentre prova quanto l’artista sapesse l’anatomia, essendovi ben espresse le ossa e i muscoli, si risente al tempo stesso della durezza dello stile etrusco4. La seconda, di cui daremo la figura in appresso pag. 206., rappresenta Peleo padre d’Achille col suo nome, nell’atto che sta lavandosi i capelli al fiume Sperchione in Tessaglia5, a cui promesso avea di recider la chioma del suo


figlio


    ni di Autori, eccettuato Stazio, che io porterò qui appresso. [ Nota che ho tratta dalla prima edizione.

  1. Descr. des pierr. ec. cl. 3. sect. 2. n. 174. pag. 148.
  2. Vedi la fig. alla pag. 161.
  3. Ma pure questa figura tiene in mano uno strigile, con cui si raschia; e chiaro si scorge sempre più se si confronta con quattro figure, che stanno su di una tazza etrusca presso il conte di Caylus Rec. d’Antiquit. Tom. iI. Antiq. etrus. pl. XXXVII., collo strigile in mano; due delle quali sono in un atteggiamento presso a poco forzato, ed uguale alla figura di quella gemma. Il signor ab. Visconti nel Museo Pio-Clementino T. I. Tav. XIII. in fine, pag. 23. not. a. crede, non senza fondamento, che in tal guisa Tideo si purifichi dalla morte, che involontariamente avea data a suo fratello Menalippo, come narra Igino fab. 69.; e crede che lui appunto rappresentasse Policleto in quella statua lodata da Plinio lib. 34. cap. 8. sect. 19., che stava in atto di raschiarsi collo strigile, distringentem se; della quale poi fosse una copia la gemma stoschiana. Una forte congettura egli la ricava da! discobolo disotterrato ultimamente sull'Esquilino nella villa Palombara, ora posseduto dalla signora marchesa Massimi, che crede una copia di quello famoso di Mirone, per l’attitudine forzata, che in esso rilevava Quintiliano Inst. Orator. lib. 2. cap. 13., con quelle parole: quid tam contortum, & elaboratum quam est ille Myronis discobolos. Il Tideo è in un’attitudine a questa similissima; talché sembrano usciti di una stessa scuola, come infatti lo erano Policleto, e Mirone scolari di Agelada, come scrive Plinio al luogo citato, e si rileva in appresso. Per rigettare poi l’obbiezione, che potrebbe farsi, come una statua greca possa essere copiata in un lavoro etrusco; senza esaminare a qual popolo veramente appartengano questi lavori, risponde, che il signor Byres possiede in Roma una singolarissima corniola, dov’è rappresentato il discobolo di Mirone in uno stile d’intaglio affatto simile a quello del Tideo stoschiano. Ciò posto, la gemma stoschiana non sarebbe di tanta antichità.
  4. Potrebbe credersi per avventura che Stazio avesse veduta questa gemma; tanto la descrizione dataci dal poeta di quell’eroe è simile a quest’antico: a meno che non voglia dirsi che tutte le figure di Tideo avessero le ossa e i muscoli sì fortemente espressi.

    . . . . . quamquam ipse videri
    Exiguus, gravia ossa tamen, nodisque lacerti
    Difficiles: numquam hunc animum natura minori
    Corpore, nec tantas ausa est includere vires.

    Theb. lib. 8. v. 642.

  5. Eschilo in Pers. v. 487.