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esteri, questo venne lasciato al cav. Ludovico Sauli che lo ritenne in qualità di primo ufficiale.

La scelta del cav. Dalpozzo1 fece nascere di grandi speranze, e n’eran pegno la vastità di sua dottrina, e dell’ingegno non solo, ma la fermezza dell’animo, e l’illibato affetto alla libertà della patria. Soggetto di tristi riflessioni fu il rifiuto del marchese di Breme: recò meraviglia lo scorgere pusillanimità nel nobile capo di famiglia benemerita della patria italiana. Il cav. Villamarina esperto militare, e liberale moderato, sarebbe anche riuscito eccellente ministro di guerra, se la cagionevolezza di sua sulute non fosse stata d’inciampo alla naturale sua attività. Meglio affidate non poteano essere le finanze, di quello che all’avv. Gubernatis, il quale agli stupendi principii di economia assai esperienza accoppiava.

Ma come ognun vede, un gabinetto senza ministro degli esteri, e con quello di guerra mal fermo in salute, era insufficiente agli urgenti bisogni del paese.

La giunta, formata dapprima di quattordici membri, fu poscia aumentata sino a ventotto: (Vedi Doc. G, H, I, K.) ragguardevole per le ottime qualità di coloro che la componevano, avrebbe potuto,

  1. Ferdinando Dalpozzo avea sostenuto cospicue cariche sotto il governo imperiale, ma ciò che agli occhi dei Piemontesi lo rendeva maggiormente stimabile era il coraggio con cui aveva alzato sua voce nell’interesse della giustizia e della verità, dopo il ritorno del re ne’ suoi Stati. I di lui opuscoli sopra diverse ed importanti questioni di giurisprudenza contribuirono moltissimo allo sviluppo dell’opinione nelle classi più istruite della società. Del resto il cav. Dalpozzo non ebbe parte alcuna alla cospirazione piemontese, ma appena la patria reclamò l’opera sua, lo trovò pronto. Le difficoltà, i pericoli, le angustie di nostra posizione non alterarono la sua condotta, egli rimase fedele al suo dovere sino all’ultimo momento.