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la dichiarazione di Carlo Felice, e gl’imponeva, in nome del re, di cedere il portafoglio di guerra e marina al cav. D’Escarena aiutante generale e primo uffiziale sotto l’ultimo ministero di Vittorio Emanuele. Santarosa seccamente rispose, lui avrebbe obbedito agli ordini del re, e lasciato sollecitamente il ministero, quando la volontà di questo libera e non costretta sapesse. Rimise intanto a quel messo copia dell’ordine del giorno del 23 marzo, e lui diè contezza della rivoluzione di Genova.

Questa rivoluzione, o per meglio dire questo energico movimento popolare, per cui i Genovesi apparirono degni di libertà e dei felici tempi di loro repubblica, scoppiò il giorno 23 di marzo.

Il governo di Genova avea ricevuto ordini diretti di Carlo Felice, e conosceva le intenzioni del principe di Carignano; quindi il governatore, conte Desgeneys, ingannato anche, quantunque uomo di non comune perspicacia, dalla calma che avean serbato i Genovesi alle notizie dei moti di Alessandria e Torino, credette possibile una controrivoluzione. A tale effetto nel giorno 21 di marzo affisse per la città la dichiarazione in data di Modena, annunziò con suo proclama (Vedi Doc. Q) agli abitanti, che il principe di Carignano vi si era pienamente uniformato. Benchè coi schietti e popolari suoi modi, e più di tutto coll’amore della giustizia si fosse cattivato la benevolenza dei Genovesi, non era per certo in mezzo a loro che potesse riuscire nel tentativo di spegnere la costituzionale libertà, in mezzo a loro che i re non amano, e i re assoluti detestano. Nel giorno 21, te-