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della vita, e qui è il germe della morte; qui è la sua grandezza e la sua debolezza.

Questo movimento è già come in miniatura tutto raccolto presso il Boccaccio, il quale se riproduce con vivacità le apparenze non ne ha coscienza, e non sa qual mondo nuovo sia in fermentazione sotto le sue ciniche caricature. Del qual mondo nuovo appariscono i frammenti dal Sacchetti al Pulci, che ne fissano il lato negativo e comico, mentre il suo ideale trasparisce già nell’Alberti, nel Boiardo, nel Poliziano. La violenta reazione del Savonarola non fa che accrescere forza e celerità al movimento e dargli coscienza di sè. Il secolo decimosesto nella sua prima metà non è che questo medesimo movimento scrutato profondamente, rappresentato nel suo insieme, e condotto per le varie sue forme sino al suo esaurimento. È la sintesi che succede all’analisi.

Qual è il lato positivo di questo movimento? È l’ideale della forma amata e studiata come forma, indifferente di contenuto.

E qual è il suo lato negativo? È appunto l’indifferenza del contenuto, una specie di eccletismo negli uni, come Raffaello, Vinci, Michelangelo, il Ficino, il Pico, che abbracciano ogni contenuto, perchè ogni contenuto appartiene alla coltura, all’arte e al pensiero, eccletismo accompagnato negli altri da una satira allegra e senza fiele di quei principii e forme e costumi del passato ancora in credito presso le classi inculte.

Ciò che è divino in questo movimento è l’ideale della forma, o per trovare una frase più comprensiva è la coltura presa in sè stessa e deificata. Il lato comico e negativo non è esso medesimo che una rivelazione della coltura.

Il Limbo di Dante e l’amorosa Visione del Boccaccio fanno già presentire quest’orgoglio di un’età nuova, che