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CAPO XXI. 65


L’antica potenza de’ Sabini, de’ Volsci, de’ Sanniti, e principalmente degli Etruschi, era stata nondimeno il frutto di buone istituzioni e di leggi. Ma nè di queste, nè dei savi uomini, che s’adoprarono per la prosperità delle loro patrie1, non abbiamo se non tronche e scarse memorie, dacchè la romana dominazione spense con la fortuna ancor la fama di quelle genti e cancellò quasi ogni traccia dei vetusti ordini civili. Tanto che appena del governo medesimo degli Etruschi, che trasmessero a Roma e religioni e leggi, si può trar norma certa dai soli cenni che si ritrovano sparsi qua e là in superficie per la letteratura classica. Già dicemmo come l’Etruria per originale instituto stava in dodici corpi civili insieme uniti2. I supremi magistrati di ciascun popolo, che i latini scrittori complimentavano con titolo regio, erano elettivi d’anno in anno3, e si chiamavano con proprio vocabolo Lucumoni4: carica che di fatto importava la piena potestà e gli onori del regio governo, fondato in una giusta obbedienza, ed esercitato con moderazione, piuttosto che con forza e terrore. Rendeva ra-

  1. Si singulos numeremus in singulos, quanta jam reperiatur virorum excellentium multitudo? Quod si aut Italia Latium, aut ejusdem Sabinam aut Volscam gentem, si Samnium, si Etruriam, si magnam illam Graeciam collustrare animos voluerimus. Cicer. de Rep. iii. 3.
  2. Vedi Tom. i. p. 139.
  3. Liv. v. 1.
  4. Censorin. 4.; Serv. ii. 278. Vedi Tom. i. p. 126.