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CAPO XVII. 323

spartane1. Nè diversamente un’altra mano di Calcidesi in quel torno di tempo avea fondato Nasso nella Sicilia, una delle più antiche colonie elleniche di quell’isola2. Apertasi così la via in queste regioni occidentali alla fortuna degli audaci, seguitarono l’un dopo l’altro i condottieri ad invogliarsi di luoghi nominati e fecondi. Sì che i valorosi Partenj usciti di Sparta col buon volere della Pizia sotto la scorta di Falanto, furono tanto avventurati di ridur Taranto in colonia, usurpando agl’Iapigi una regione insigne per fertilità3. Nell’altro lato occidentale della penisola, terra degli Ausoni4, si posero i fuggitivi usciti della Locride orientale, dove alle falde del monte Esope edificarono Locri epizefiria, aiutati, come dicesi, dai coloni siracusani5: città fattasi di poi sì potente e copiosa d’uomini, che potette dar l’essere a due nuove colonie, Ipponio e Medma presso lo stretto siciliano6. Ma d’assai più fortunate si furono le colonie, che circa l’istessa epoca, e in quel gran movimento di

  1. Antioch. ap. Strab. vi. pag. 177.; Heracl. Pont. pag. 215.; Pausan. iv. 4.; Scymn. Chius 308-311. — Ol. xix. a. c. 704.
  2. Ephor. ap. Strabo. vi. p. 184.; Heraclid. l. c.
  3. Vedi p. 308.
  4. Vedi p. 164.
  5. Aristot. ap. Polyb. xii. 5.; Pausan. iii. 3.; Dionys. Perieg. 365-366.; Eusthat. ad h. l. cf. Strabo v. p. 179.
  6. Ἱππώνιον και Μὲδμαν ᾤκισαν Λόκροι, Scymn. 306-307.; Strab. vi. p. 177. I fiumicelli ancora detti Medama e Mesima presso Nicotera e Miloto, nella Calabria meridionale, additano non dubbiamente il sito della città.