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192 | Sonetti del 1843 |
una facilità maravigliosa nel porre riparo al pericolo immediato del fallimento; ma consumando preventivamente ogni capitale ed ogni mezzo, aumentava gl’imbarazzi avvenire. Si colmava una fossa, spalancando una voragine... Il pubblico mormorava e fremeva di cotanta stoltezza... Il coraggio del Tosti in mezzo agli imbarazzi, e la sua franchezza per uscirne, faceva sì che il pontefice lo tenesse per un destro finanziere; tanto più che Gregorio XVI, odiando le cure e temendo le rovine, amava sentirsi dire che tutto camminava in regola.„ Cfr. anche i sonetti: La sala ecc., 8 genn. 32; e Er volo ecc., 13 genn. 45.]
LI TEATRI DE MO.1
Ste commediacce adesso che sse fanno
A Llibberti2 e ar Teatro d’Argentina
Nun ze ponno soffrì: ppropio nun zanno
Né de me né de té,3 ssora Ggiustina.
Er tempo de svariasse era quell’anno
Che cce fu quela bbella pantomina,
Che Ppajjaccio maggnava, e Ccolombina
J’atturava occhi e bbocca cór un panno;
Eppoi rubbava ar padre, eppoi de bbotto
Scappava via da casa co’ Arlecchino,
Fascenno cascà er vecchio a bboccasotto.
Quelle so’ ccose deggne che cce pijji
Er parchetto appen’òpre er butteghino,
E da portacce a ddivertì li fijji.
10 giugno 1843.
- ↑ [Con questo titolo c’è un altro sonetto del 20 genn. 33. Cfr. anche: Er vecchio, della stessa data, e Li commedianti ecc., 2 febb. 32.]
- ↑ [Il Teatro Alibert, nel vicolo omonimo, presso Piazza di Spagna. Si chiamava anche Teatro delle Dame, ed era il più vasto e il più brutto di Roma. Fu distrutto da un incendio il 15 febbraio 1863.]
- ↑ [Non sanno di nulla.]