Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu/164

154 Sonetti del 1835

ER VICARIO NOVO.1

     Co’ sto Vicario novo, ar Vicariato
Tristo mo cchi cc’incappa, Gurgumella.
Oh adesso se pò ddì dda la padella
Che ssém’iti a la bbrascia,2 dio sagrato!

     Ar meno, da quell’antro3 ch’è ccrepato,
Si4 cc’era d’aggiustà cquarche cquarella,5
Sce6 mannavi tu’ mojje o ttu’ sorella,
E scontavi peccato pe’ ppeccato.

     Quello, bbeata sia l’anima sua,
Sapeva serrà un occhio a ttemp’e lloco;
Ma cquesto li spalanca tutt’e ddua!

     Ccusì Ccristo mo ppropio lo scecassi7
Cór zor Grigorio, che mmette un bizzòco8
Drent’ar maneggio de l’affari grassi.9

3 aprile 1835.

  1. [Il cardinale Carlo Odescalchi, succeduto nel Vicariato al cardinal Zurla, che era morto il 29 ottobre 1834.]
  2. Si può dire che dalla padella siamo iti alla bragia.
  3. Altro. [Cioè dallo Zurla, sul quale vedi i quattro sonetti: Er cardinal Camannolése, 17 ott. 34.]
  4. Se.
  5. Quercia.
  6. Ci.
  7. Cecasse.
  8. [Bacchettone. Nel 1838, l’Odescalchi rinunziò al cardinalato e a tutti gli annessi e connessi, e si fece gesuita.]
  9. [Su queste attribuzioni del Cardinal Vicario, vedi la nota 11 del sonetto: Er decretone, 1 dic. 32.]