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Sonetti del 1830 35

tafora presa dal gioco della passatella, sul quale vedi vol. VI, pag. 12, nota 4.]      6 Le unghie.      7 Raccolgo.      8 Cos’è che ci ricevo?      9 [A-mala-pena: appena appena.]      10 Pagarci.      11 Sovente.      12 Do in fallo.      13 Arlevarci: toccar busse.      14 Quattrini.      15 [Deo gratias.]      16 [Senza cudrini nun canta er ceco. Proverbio.]


PE’ LE CONCRUSIONE1 IMPARATE ALL’AMMENTE
DAR SOR AVVOCATO PIGNÒLI FERRARO
2
CO’ TUTTI L’ANTRI MARIGNANI
DER CONCIASTORIA.3

1.

     Ne l’annà glieri a venne ar Pellegrino4
Li fibbioni d’argento de Maria,
Vedde er porton de la Cancellaria
Zeppo de gente come un butteghino.5

     Vòrzi6 entrà drento; e de posta, ar cudino7
Riconobbe er regazzo de mi’ fia,8
Po’ er cappanera9 e tutta la famìa10
De bonsignor der Corso11 fiorentino.

     Che belle ariverèe12 co li galloni!
Quante carrozze, corpo de la pece!
Che ccavalli pe’ ddio! tutti froscioni!13

     C’era un decane14 a sede s’una sedia.
Je fece:15 “Che ciavémo?„16 E lui me fece:
“Sor Pèppe,17 annate su: c’è la commedia.„

18 agosto 1830.


  1. [Conclusioni... chiamansi quegli atti e quelle dispute pubbliche che i prelati Uditori di Rota, e gli Avvocati Concistoriali fanno nella grande aula della Cancelleria Aposto-lica, prima d’incominciare ad esercitare la loro distinta qualifica, cioè i primi come giudici, e i secondi come suddiaconi apostolici, non solo come patrocinatori delle cause, ma come addetti al sagro Concistoro. In queste conclusioni si propongono di difendere sette tesi, che precedentemente si notificano, e si dispensano al pubblico.„ Moroni, Dizion., vol. XVI, pag. 25.]
  2. L’avvocato Gnoli di Ferrara. [La qual città, come Bologna, Milano, Venezia e Napoli, era in diritto di avere un suo cittadino nel Collegio degli Avvocati Concistoriali. — Pignòli, propriamente, sono i “pinoli.„ Lo scherzo poi di Ferraro dovette esser fatto sul Ferrariensis che sarà stato di certo messo nel frontespizio delle Conclusioni.]
  3. Gli Avvocati Concistoriali. [Detti burlescamente marignani, cioè “melanzane,„ dal mantellone paonazzo, che indossano in certe occasioni, come altri prelati. Cfr. il sonetto: Li Mariggnani, 13 mar. 34. — Dal Diario di Roma del 21 agosto 1830: “Il signor Avvocato Tommaso Gnoli, come Ferrarese, già annoverato al Collegio de’ signori Avvocati Concistoriali, circa le ore 21 dei 17 del corrente, nella gran Sala del Palazzo della Cancelleria Apostolica, tenne, com’è di costume, pubblica ed applaudita Conclusione. Intorno alle sette tesi, desunte dalla Leg. Si quando 1. Cod. de Naufragiis, seppe egli sciorre le singole obiezioni degli Argomentatori suoi colleghi Monsignor Giuseppe Alberghini Assessore del S. Offizio, e signori Avvocati Teodoro Fusconi e Cesare Lippi, e validamente confutare in ultimo le repliche proposte dal lodato primo Argomentatore Monsignor Alberghini. — Onorarono con la loro presenza la disputa vari Eminentissimi signori Cardinali invitati e ricevuti da Sua Eminenza Reverendissima il signor Cardinal Albani Segretario di Stato, e ringraziati, per parte dell’Eminentissimo Arezzo Vice-Cancelliere di S. Chiesa assente, da Sua Eminenza il signor Cardinal Bartolomeo Pacca Decano del Sacro Collegio. V’intervennero anche, oltre il Sacro Tribunale della Rota, molti personaggi, sì della Prelatura, come della Curia.„]
  4. [“A vendere in Via del Pellegrino,„ diventata ora in parte Corso Vittorio Emanuele, e nella quale erano e sono ancora orefici che comprano oggetti d’oro e d’argento usati.]
  5. [Botteghino, per antonomasia, come a Firenze, quello del lotto.]
  6. [Volli.]
  7. [E di botto, al codino ecc. Nel 1830, molti portavano ancora il codino. V. vol. VI, pag. 81, nota 5.]
  8. [Il ragazzo, il damo di mia figlia.]
  9. [“Nella Corte Romana si chiamano Cappe nere, quegl’individui, che appartengono alle famiglie nobili dei Cardinali, primari prelati, principi, ambasciatori, e nobiltà romana, cioè i loro maestri di camera, i gentiluomini, i cappellani, e i camerieri ecc., perchè vestono abiti neri da città, e gli ecclesiastici l’abito talare.„ Moroni, Dizion., vol. VIII, pag. 93.]
  10. [Tutta la famiglia, cioè, come nell’antico toscano: “tutti i domestici.„]
  11. Monsignor De Corsi, Uditore di Rota per la Toscana.
  12. [Ariverèa, o, più comunemente, riverèa: livrea. Ci annettono l’idea di riverire.]
  13. [Tutti con le froge ingrossate dallo sbuffare. Cfr. la nota 1 del sonetto: La stiticheria, 29 sett. 31.]
  14. [Decano, propriamente: “il più anziano de’ servitori d’una famiglia.„ Ma per complimento si dice anche a qualunque altro servitore.]
  15. [Gli feci: gli dissi.]
  16. [Che ci abbiamo?: che abbiamo di nuovo?]
  17. [Beppe, Giuseppe.]