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tempo quanti Sextarii entrassero nel Congius, quanti nel Modius35. Poichè, oltre a tutto, quanto più andava sciogliendosi il potere centrale e la vita politica si sminuzzava e si disgregava in numerosissimi centri, e quanto più ognuno di questi tentava di trarre a sè le bricciole di una frantumata sovranità, tanto più anche le monete e le misure dovevano risentire la influenza di questa condizione di cose, sicchè, per citare due o tre esempi, un documento del 963 ci attesta di già la esistenza della moneta cremonese36: qui a Bergamo per lo meno dal 985 i contratti si facevano in moneta milanese37, come nel 915 la pavese correva in Lomellina38: nel 897 è già ricordata la «iusta statera Mediolani39:» come nello stesso anno pei grani si trova ricordata la «iusta mensura mediolanensis40

§ 4. Il Sextarius, che fu stabilito dai nostri avi nel secolo undecimo, vige ancora nelle abusive contrattazioni in mezzo ad un popolo, che non dovrebbe soltanto ubbidire supinamente ad inveterate abitudini, ma avere almeno la coscienza delle gloriose memorie, che vanno congiunte a questa plateale misura. Non era più l’epoca, è vero, in cui Augusto imponeva a tutto l’orbe romano unità di monete, di pesi e di misure; in cui Carlo Magno alla testa di eserciti vincitori, sconvolgendo un ordinamento radicato da secoli, introduceva una unità di sua creazione: erano piccole città, che cominciavano a conoscere di poter rivolgere da sè la loro attenzione a questi sì vitali interessi, e sentivano la forza di attuare i loro ordinamenti, afferrando nelle giovanili mani una parte così importante della sovranità. I potenti mezzi di