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238 | note |
leziosi Romani. Ecce res non miranda solum, sed pudenda, ut ova pavonum quinis denariis vendant, dice Macrobio nel lib. 3, cap. 15 de’ Saturnali; ed abbiam da Varrone che un tale Aufidio vendette una partita di codeste uova oltre a 60 mila scudi nostri.
Pag. 42, lin. 21.
Come gli schiavi della Siria, così quelli della Media e dell’Etiopia, e generalmente delle più lontane regioni, formavano un articolo di lusso presso i Romani.
Pag. 42, lin. 31.
Nell’anno 632 della fondazione di Roma, essendo console Opimio, la stagion fu sì asciutta, che ogni sorta di frutti rimase squisitissima. Il vino principalmente riescì egregio, e tanto se n’ebbe cura, che coll’andare del tempo usavasi dire vino Opimiano ogni vino vecchio che servivasi alla mensa de’ grandi.
- Ipse capillato diffusum Consule potat,
- Calcatamque tenet bellis socialibus uvam,
dice Giovenale nella Satira 5, perchè oltre all’epoca di Opimio quella pur fu celebre in questo proposito della guerra sociale, e quella di Anicio, menzionata da Plinio (lib. 14, cap. 4 e 14), e quelle di Torquato, e di Bibulo, delle quali dice Orazio:
- Tu vina Torquata move
- Consule pressa meo. Epod. od. 13.
- Cessantem Bibuli consulis amphoram. lib. 3, od. 28.
ed altre finalmente che gli scrittori rammentano.
Pag. 44, lin. 23.
Cioè della musica, la qual traevasi da alcune canne disposte a guisa d’organo, le quali urtate o in altro modo dall’acqua agitate rendevano un suono rumoroso. Sembra che Nerone introducesse nell’Anfiteatro questo