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poi v’era un cespuglio di erbe recise, con un favo di sopra.

Il famiglio Egiziano recava il pane intorno sopra un tamburino d’argento, ed egli pure con pessima voce canticchiava una goffa canzone sul succo dell’assa fetida. Noi ci accostavam tristamente a quelle trivialità, ma Trimalcion disse: Ceniamo, che tale è l’ordine della cena.

Quando così ebbe detto sopraggiunsero alcuni, i quali ballando un quartetto a suon di musica, carpirono la parte superiore di quel credenzino, e allora vidimo per di sotto, cioè in un altro servizio, ventresche e grassi circondanti una lepre ornata di ale, che pareva il caval pegaseo. Osservammo pure intorno ai canti del credenzino quattro statuette di satiri, da’ cui ventri versavasi un liquore impepato sopra i pesci, i quali vedevansi nuotar nel mare.

Noi applaudimmo tutti, facendo eco ai domestici, e lietamente assalimmo quelle squisite vivande. Trimalcione del pari contento del buon ordine, Trincia, sclamò, e tosto lo scalco si fe’ innanzi, e a suon di musica36 sì furbescamente lacerò le vivande, che l’avresti creduto un cocchiere in lizza tra lo strepito dell’organo idraulico.

Nondimen Trimalcione andava a bassa voce replicando: Trincia, Trincia. Il perchè io supponendo, che questa replica sì frequente fosse una galanteria del buon tono, non ebbi difficoltà d’interrogarne colui, che mi giaceva al di sopra. E costui, che più volte erasi a quelle feste trovato, mi disse: vedi tu colui, che taglia le vivande? E’ chiamasi il Trincia, cosicchè ogni volta ch’ei gli dice: trincia, con una sola parola e il chiama, e gli comanda.