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fra paolo sarpi. xxiii

nino in uso i buoni costumi vecchi.1» — E scrive ad un Francese:2 «Quand’Ella ha ascoltato un Gesuita, faccia conto di averli uditi tutti quanti. Non eccettuo i francesi: la vostra gente è bensì schietta e verace quando per proprio senno governisi; ma se dalle altrui arti si lasci abbindolare, avanza la tristizia degli altri. Che direbb’Ella, se dessi il primato della nequizia ai Gesuiti di Francia?»


VI.


Le Provinciali del buon Pascal e tutta la storia di Francia, così la revoca dell’Editto di Nantes come il disfacimento di Portoreale, provano che ben si apponeva Fra Paolo: pure i Gesuiti di Francia, se ne togli il tempo della Lega, han sempre studiato di parer buoni Francesi; e nel principio del secolo XVII, cuccuveggiavano Arrigo IV; e dopo che il re fu morto, vezzeggiavano la moglie. In Italia i padri rimpicciolivano i principotti italiani, e tutt’insieme spagnolizzavano alla palese. Cotale è stata sempre in Italia la politica de’ Gesuiti: gli stranieri padroni gli han sempre avuti a sostegno. Erano amici, a’ tempi del Sarpi, della Spagna; poi gli abbiamo veduti strumenti dell’Austria, e sempre fautori de’ governi stretti, in cui possono pochi, e sui pochi si studiano di poter essi. Non pure travagliavano l’Italia, ma la Germania, l’Ungheria e l’Inghilterra e le re-


  1. Lettera XCVI.
  2. Lettera CXLII.