Lettere (Sarpi)/Vol. I/96

XCVI. — Ad Antonio Foscarini

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XCVI. — Ad Antonio Foscarini
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XCVI. — Ad Antonio Foscarini.1


Quella di V.E. delli 3, narrandomi il modo come i padri Gesuiti acquistino in questo mondo, e fanno acquistare agli altri il cielo senza diminuzione, anzi con augumento in questa vita, mi fa vedere che le cose vanno in circolo, e quello ch’è [p. 314 modifica]ito in dissuetudine conviene che torni in usanza. Già cinquecento anni, in Francia quelle chiese usavano un contratto chiamato precario con i laici, il quale laico cedeva liberamente alla Chiesa la sua possessione, ed ella dava a lui a godere durante la sua vita (abbenchè non rendesse) il triplo; e se l’uomo dabbene aveva affetto al suo particolare, si contentavano anche, donandolo egli liberamente alla Chiesa, dargli da godere l’istesso durante la sua vita, con altri beni che rendessero il duplo, sicchè ognuno poteva triplicare le sue entrate vivendo, ed anche farsi amici, qui reciperent in æterna tabernacula. Il modo è molto più utile che investir sulla vita; perchè questo non fa se non duplicare in terra senza acquisto in cielo; e quello triplicava in terra, centuplicando in cielo.2 M’è stato grato l’intendere come i buoni Padri, restitutori dell’antichità, ritornino in uso i buoni costumi vecchi. Intendo per buona via che siano corsi stretti trattati di cacciarli di Germania, e che con difficoltà essi potranno difendersi; e persona molto saputa mi dà termine due anni.

Bisogna che la parentela tra l’amico nostro di Francia e quello di Torino3 sia ita in fumo, insieme con tutte le canzoni. L’ambasciatore Mocenigo tratta in tal maniera, che il papa è descritto da lui, ed ha incominciato a predicare degli ecclesiastici.4 È creduto da’ buoni senatori il maggior amico del [p. 315 modifica]mondo. Il nunzio ha ricevuto un ramino o bacile d’argento indorato, due secchielle d’argento, con le calzette ed un tappeto prezioso, dal procurator Priuli, e cento zecchini per uno a’ due suoi principali. Che sarà in Roma? Ha ricevuto un tal serviziale in corpo, che lo purgherà forse senza quello che il medesimo disegna.

Le dirò di nuovo, che il re d’Inghilterra ha fondato un collegio di un preposito, dodici teologi e due storici, de’ quali la cura debba essere di scrivere a difesa della religione sua; e queste persone debbono essere scelte dal re tra le più letterate del regno. Io ho veduto le copie della istruzione regia; sicchè avremo libri in gran numero.5

V.E. avrà inteso l’accidente occorso all’abate Marcantonio Cornaro, e la risoluzione del consiglio dei Dieci sopra quel caso.6 Non so se a Roma lo diranno o taceranno. L’uno e l’altro sarà arduo per loro. Certo è che il nunzio Gessi7 aveva speranza che non fosse proceduto in questo caso, fondata non sopra il clericato, ma sopra la famiglia. Pure non è successo.

Mi sovviene un altro avviso d’Inghilterra; e così confusamente scrivo, come le cose mi sovvengono. Sono molti mesi che il re ha procurato d’avere nelle mani un Cappuccino che stava [p. 316 modifica]nascosto. Finalmente l’ha pure avuto, con molto suo contento, e l’ha fatto metter prigione, in luogo molto riposto e segreto.

Di Venezia, il 10 ottobre 1609.




Note

  1. Stampata dal Bianchi-Giovini; Capolago ec., pag. 191.
  2. Pungente sarcasmo, il quale noi vorremmo, per la moralità del mondo, che mai la Chiesa non avesse meritato.
  3. “Cioè, tra il re di Francia e il duca di Savoia.„ (Bianchi-Giovini.)
  4. Così ha, con poca chiarezza alcerto, la prima edizione.
  5. Può vedersi, su tal proposito, anche la seguente Lettera CI.
  6. Di ciò parlasi più distesamente al principio della Lettera che segue.
  7. Berlinghieri Gessi, bolognese, vescovo di Rimini, era allora nunzio in Venezia. Nel 1625 fu fatto governatore dello stato d’Urbino, e quindi promosso alla porpora nel 1626.