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118 lettere di fra paolo sarpi.

Fulgenzio ed il generale de’ Gesuiti per aver udienza, fu preposto Fra Fulgenzio ed introdotto, stette col papa due ore, con impazienza estrema del generale, il quale anche partì annoiato per la dimora. Quelli che si sono adoprati a scrivere per il papa si lamentano di restare senza favore, e di veder favorito così grandemente un avversario.1 Io non so intendere questa politica. Mi pare che sia incitar molti ad offendere, quando s’aspetti non solo facile perdono, ma premio ancora dell’offesa. Dubito che sotto questo miele vi stia nascosto qualche veleno, che il solo tempo scoprirà.

Il negozio di Fresnes mi pare chimerico: contuttociò ogni cosa che si tratti, sebbene non sia per riuscire, fa bene; perchè gran confidenza e buona intelligenza è alle volte una chimera d’ingresso a qualche cosa di reale.

Mi scrive monsignor dell’Isle, che Pithou, desistendo dalla pretensione sua di centinaia di scudi, adesso solo riceva d’essere pregato per commissione pubblica. Io veggo benissimo che questo torna all’istesso, perchè tanto più bisognerà premiarlo, quanto sarà stato pregato: anzi sarà fare di più, intervenendo e preci e prezzo. Ma ancora quando questo non dovesse essere, stimo più le preci pubbliche, che cento scudi:2 per il che veggo la cosa non fattibile.


  1. Giova in queste Lettere por mente alla medesimezza delle cose raccontate o considerate, siccome comprovante ancora l’identità della persona che scrive. Vedasi la Lettera che precede, pag. 113-14.
  2. Due furono i Pithou, giureconsulti in Francia di molta fama: Pietro, dapprima calvinista e morto nel 1595; e Francesco, riordinatore del gius canonico, che visse infino al 1621. Avevamo erroneamente supposto a pag. 78,