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analisi critiche e rassegne | 159 |
circostanze, dei processi «produttivi» cessano di essere «redditizii», o viceversa dei processi che hanno cessato di essere «produttivi» continuano ad essere «redditizii» per qualche classe sociale, occupano un posto importante gli antagonismi tra gli operai e gl’inventori, o introduttori, di macchine risparmiatrici di lavoro: antagonismi che hanno talvolta perfino condotto a stabilire, contro questi ultimi, leggi severe interdicenti loro come un delitto l’applicazione pratica delle loro scoperte. L’A. cita il noto caso del Papin che, per aver precorso di due secoli l’invenzione dei battelli a vapore, vide bruciato e distrutto quello che aveva fabbricato per navigare sull’Elba. Ricorda anche a questo proposito la scena in cui Shakespeare ha rappresentato un capo di operai in rivolta che condanna a morte un individuo «per avere introdotto un molino a vento con gran danno della povera gente». A quel tempo, osserva l’A., gli operai lottavano contro i mulini a vento con miglior ragione che non Don Chisciotte.
Anche attualmente l’odio degli operai contro le macchine continua a sussistere, pur manifestandosi sotto forme diverse. Le leggi non proteggono più le distruzioni di macchine, proteggono anzi piuttosto la loro introduzione; ma molte macchine difficili e delicate non possono essere introdotte perchè gli operai le guastano, apparentemente per negligenza, in realtà per malvolere. Gli agricoltori sopratutto sono testimoni di questo fatto (pag. 459).
Ad antagonismi che, come quelli sopraindicati dànno luogo a limitazioni artificiali dell’offerta e della produzione di merci, se ne contrappongono altri di tendenza contraria, come ad esempio i contrasti tra l’interesse privato e quello pubblico nello sfruttamento delle miniere, nel regime delle foreste e delle acque, nella scelta di metodi di cultura tendenti più o meno a una progressiva depauperazione del suolo, ecc.
La più importante e fondamentale delle distinzioni che l’A. crede di potere stabilire tra le diverse specie di lotte e di antagonismi che si presentano nelle diverse forme di organizzazione economica, è quella da lui espressa col contrapporre la lotta di «distruzione» a quella di «dominazione» o di «sfruttamento».
«Un commerciante vuol «rovinare» il suo concorrente, il fabbricante invece vuol «dominare» e sfruttare i suoi operai, come l’usuraio il suo debitore. La morte dell’avversario che è il sogno del nostro mercante, sarebbe fatale invece al fabbricante o al creditore. Si può asserire che queste armonie tra individui che si trovano nello stato di reciproca dominazione o sfruttamento sono tra le più sincere e più intense di tutte. Il migliore amico che si abbia — più fedele talvolta di quello che si è colmato di regali — è certamente il proprio creditore. Nessuno amerebbe di incontrare, disarmato e solo, il proprio