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canz.: E s’el non fosse il poco meno e il presso — non sia, come l’Ercole stima, M. Malatesta figlio di Pandolfo, ma Ferrante di Malatesti d’Urbino che nel febbraio del 1324 condusse la taglia di Toscana contro gli aretini1: trattasi in ogni modo sempre di personaggio del secolo XIV. La canz.: L’ardente fiamma della fiera peste — è tutta un arzigogolo sopra due potenze nemiche che tolgono la deliziosa vita, ed una preghiera ad una dolce figura
che mossa da virtù mi sarà forte |
Nella canz.: Cotanto è da pregiar ogni figura - si avrebbe la preoccupazione di un erroneo antropomorfismo d’amore, chè il poeta rimprovera «certa grossa gente» che
amor fa cieco andar per lo suo regno |
Dante nella «Vita nova» ricorda il rimprovero delle «persone grosse» ai simboli e sostiene essere lecito ai poeti far parlare le cose inanimate e gli accidenti «come fossono sustantìe»; pur che poi il simbolo possa essere risolto. Alcuni non sanno far ciò e: - questo primo mio amico ed io ne sapemo ben di quegli che così rimano stoltamente. - Ora come Dante avrebbe citato il nome del Cavalcanti a questo proposito se questi avesse scritto:
Cotanto è da pregiar ogni figura |
Veniamo quindi, escludendo tutta questa serie di canzoni necessariamente apocrife, a le due ballate:
Io vidi donne con la donna mia,.... |
su cui l’Ercole aveva lasciato alcun dubbio, e prendiamo ad esaminare la seconda. Ad ambedue Ca dà la rubrica: - Guido Cavalcanti et Jacopo - e la seconda si trova pure in Ra, Ashb. 763, Bart. (M’c. UBb. Nap. Cors. Berg.) Cb. Le. Pa. L’esame di questi codici fa che si unisca Pa come dipendente da Le, il quale a sua volta discende da una fonte parallela a Ca, onde la sua attribuzione della ballata a Guido, dipendente forse da una eguale attribuzione della sua fonte o, più probabilmente, da l’opinione che ne ebbe il raccoglitore, Lorenzo il Magnifico. Cb contiene la ballata nella sua seconda parte, la quale mostra di discendere pure dal gruppo parallelo ad Lc, con il quale o si unisce
- ↑ G. Villani: op. cit. IX 286.