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     Saggi’ ôm di coro altero11
Per non falsar sua mente
Dee esser conoscente
Quant’à amici, e esso amico à quanti.12
Di me, parlando al vero,
Nullo n’aggio al presente,
Et io d’alcuno, niente.13
Et gli altri son piggiori, o simiglianti.
Di quei c’ôm dice amici, o turba grande
Infin che Dio mi da prosperitade14
Ma nell’aversitade
Come sarieno a me so’ io a tutti.15
Così foll’è chi suo tesoro spande16
In loco tal, che ’n sua necessitade17
Ritrovi vanitade
Ma’ sagg’è chi lo spande sì che frutti.18

     La cosa più gradita
Maggior tesor tenemo;
Se ’n van’essa spendemo19
Potem non sanza colpa esser ripresi.20
Quest’è la propia vita21
E ’l tempo che vivemo22
Lo quale invan ponemo
Quando offendemo a Dio, e semo offesi.23
Ciascun conosce se esser mortale
E rimaner poi di morte obbligato
A quel ch’à acquistato
Mentre è vissuto nel Mond’operando