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portuno, importuno, feci ricerche nella biblioteca comunale, nell’archivio civico, nell’archivio capitolare, in quello della R. Intendenza di Finanze. Non mi troverà strano chi ricordi che il Peyron nella sua Notizia dell’Archivio del R’mo Capitolo d’Ivrea (Torino 1843, p. 27) dice d’aver trovato alcuni quaderni del Cipriano già bobbiese, or torinese G. v. 37, appunto negli archivi delle R. Finanze. Nessuna delle degne persone che presiedono a quei depositi avrebbe potuto essere più paziente, cortese e soccorrevole; ma anche qui ogni ricerca fu vana. Passai a Torino, salii (sanno gli esperti che è una vera ascensione) all’Archivio di Stato, esposi il mio caso all’Ill.mo sig. barone Bollati di St. Pierre ed a quel suo prezioso collaboratore che è l'Ill.mo signor cav. d’Agliano. Mi è altrettanto doveroso che caro di ringraziarli anche pubblicamente per la inesauribile bontà e pazienza onde si compiacquero di secondare i miei desiderii. Devo a loro di aver potuto in un tempo relativamente breve far passare nelle mie mani e sotto i miei occhi ricercando per entro ad una ad una, per quanto rapidamente, tutte le 124 cartelle, più i mazzi provenienti da Bobbio o riferentisi all’abbazia, al paese, al vescovado (19). Se non trovai quello che più avidamente cercavo, il frammento del codice ambrosiano (20) o qualche cosa che a questo si riferisse, una delle ultime cartelle mi rivelava le ultime vicende dell’archivio di S. Colombano. Trovavo lì un volume (21) in piccolo foglio legato in pergamena, segnato col N. 8: intitolato: Inventario delle Carte Titoli e Documenti delle soppresse Corporazioni Ecclesiastiche che erano depositati negli Archivii