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28 AL PRINC. DON SIGISMONDO CHIGI

     L’erta del monte ascenderai soletto,
     Di me ti risovvenga, e su quel sasso,
     Che lagrimando del mio nome incisi.
     Su quel sasso fedel siedi e sospira.
     225Volgi il guardo di là verso la valle,
     E ti ferma a veder come da lunga
     Su la mia tomba invia l’ultimo raggio
     Il sol pietoso, e dolcemente il vento
     Fa l’erba tremolar che la ricopre.1

    esempio.

  1. 229. Mestissima chiusa e conveniente a questo canto, che manifesta i primi effetti d’amore su l’animo giovanile: «Quando novellamente Nasce nel cor profondo Un amoroso affetto, Languido e stanco insiem con esso in petto Un desiderio di morir si sente». Leopardi Amore e Morte, 27 e segg.




SOPRA LA MORTE


Contenuto: Ch’è mai la morte? Il maggiore di tutti i mali pel vile e pel reo, e vendetta del cielo pel tiranno (1-4); non per l’infelice, che l’invoca e aspetta ridente (5-8). Il forte la sfida in guerra e ne’ rischi della vita; il sapiente l’attende impavido (9-11). Ch’è dunque? Un bene, un male, secondo i vari affetti umani (12-14). — Questo sonetto fu, come afferma il Vicchi (VI, p. 258), recitato in Arcadia il 20 maggio 1784 per la commemorazione funebre della pastorella Ruffina Battoni; ma fu composto alcun tempo prima e probabilmente nell’83, in cui fu stampato nell’ediz. che de’ Versi del p. fece il Pazzini in Siena. — Il sig. M. A. Tancredi, in un suo articoletto (La Morte. Imitazione o plagio?), stampato nel Fanfulla della Dom., del 6 gennaio 1889, scrive a proposito del contenuto di questo celebre sonetto: «I poeti greci e latini, e i nostri classici avevano tutti, e spessissimo, parlato della morte.....: ma nessuno di essi aveva messi in relazione con la morte i vari affetti e le condizioni dell’uomo. Crébillon, per quanto io sappia, fu il primo a far ciò. Egli fa dire a Catilina: La mort n’est qu’un instant Que le grand coeur défie, et que le lâche attend. Voltaire è colpito dalla novità di questi due versi del suo rivale: li amplifica, li sviluppa, e nell’Orphelin de la Chine il Mandarino Zampti esclama: La mort? Le coupable la craint, le malheureux l’appelle; Le brave la défie, et marche an-devant d’elle: Le sage qui l’attend, la reçoit sans regrets. Byron intanto, grande ammiratore di Voltaire, fa dire al Giaurro: «Che cosa è la morte? l’audace la sfida, il debole la subisce, l’infelice la implora». V. Monti ha scritto un sonetto su la falsariga [!] dei versi di Crébillon, o meglio di Voltaire e di Byron». L’imitazione, specie dei versi del Voltaire, appare non dubbia, come non dubbia appare la mossa del sonetto da quello di Giulio Bussi: «Gloria, che se’ mai tu?»: ma il p. nostro ha il merito di aver saputo, per mezzo di efficaci immagini, svolgere il concetto o i concetti appena enunciati dagli altri, e coordinarli, in modo assai naturale, con la chiusa, ch’è tutta sua e bellissima.