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254 LA FERONIADE

     Di purissimo elettro1. Ivi furtivo
     D’Egeria ai santi fortunati amplessi
     150(Ché di tanto fu degno) il successore
     Di Romolo traeva. Ivi le scese
     Leggi dal cielo ricevea sul labbro
     Della diva consorte; e ai mansueti
     Genii di pace traducea le genti
     155Col favor delle Muse e di quel grande
     Spirto divin2, che del troiano Euforbo
     Pria la spoglia animò, poscia, migrando
     Di corpo in corpo, la famosa salma
     Del samio saggio ad informar pervenne,
     160E di Crotone empièo le mute scuole
     Del saper dell’Assiria e dell’Egitto.
V’era una balza dall’opposta fronte,
     Che al bel lago sovrasta, orrendo nido
     Di crude belve un tempo e di colubri,
     165Ed or vasta, ridente, aprica scena
     Di lieti ulivi3. Tra le verdi file
     De’ cecropii4 arboscelli alteramente
     Minerva procedea; che del novello
     Conquistato terren prendea diletto,
     170E con l’alta virtú, che dagli sguardi
     E dall’alma presenza esce de’ numi,
     Liete facea le piante e delle pingui
     Bacche oleose nereggianti i rami.
     L’accompagnava maestoso e bello
     175Alla manca un signor5 d’alta fortuna,
     Che con raro consiglio ed ardimento
     Dell’antico orror suo già spoglia avea
     L’indocile montagna, e le ritrose
     Alpestri glebe all’ostinata cura
     180Del pio cultore ad obbedir costrette.


    rèo: cfr. la nota al v. 23, p. 41.

  1. 148. elettro: ambra.
  2. 156. Spirto divin: Pitagora. «Una popolare credenza faceva questo filosofo maestro di Numa: benché, come osserva T. Livio (I, 18), egli sia fiorito più di cento anni dopo, regnando Servio Tullio. Fondò quella setta di filosofi che dicesi italica; ebbe scuola in Crotone città della Magna Grecia; ed insegnava la metempsicosi, cioè la trasmigrazione delle anime, confermandola col proprio esempio; giacché diceva che la sua anima era stata prima in Euforbo figlio di Panto ucciso da Menelao (Iliade XVII, 43 e segg.), poi ora passata in Ermotimo, poi in Pirro e finalmente in lui. Luciano mette in ridicolo questa dottrina nel dialogo che ha per titolo Il sogno ossia Il Gallo. I discepoli di Pitagora erano obbligati ad alcuni anni di rigoroso silenzio; il perché dal poeta è dato l’aggiunto di mute alle scuole di Crotone». Mg.
  3. 165. Ed or ecc.: «Accenna vari miglioramenti fatti dal duca Braschi nelle sue tenute Nemorensi, e principalmente la piantagione di alcuni oliveti in luoghi prima incolti e pieni di serpi». Mg.
  4. 167. cecropii: cfr. la nota al v. 1, p. 2.
  5. 175. un signor: il Braschi. Cfr. la nota d’introd.