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198 | SOPRA SÉ STESSO |
malinconia (Milano, Soc. tip. de’ class. it.), dedicato alla marchesa Beatrice Trivulzio (cfr. la nota al v. 200 delle Nozze di Cad. ed Erm.). — In quanto al metro, cfr. la nota d’introd. a p. 36.
Vile un pensier mi dice: Ecco bel frutto
Del tuo cercar1 le dotte carte: ir privo
Sí della luce, che il valor visivo
Già piega l’ale2 alla sua sera addutto.
Se l’acume, io rispondo, è già distrutto
Della veduta corporal, piú vivo
Dentro mi brilla l’occhio intellettivo
8Che terra e cielo abbraccia e suo fa il tutto.
Cosí mi spazio dal furor sicuro
Delle umane follíe; cosí governo
Il mondo a senno mio, re del futuro.
Poi sull’abisso dell’obblío m’assido;
E al solversi che fa nel nulla eterno
14Tutto il fasto mortal, guardo e sorrido.
- ↑ 2. cercar: studiare attentamente. Dante (Inf. I, 83) a Virgilio: «Vagliami il lungo studio e il grande amore, Che m’ha fatto cercar lo tuo volume».
- ↑ 4. piega l’ale ecc.: declina al termine. Il valor visivo è personificato. Cosí Dante (Purg. IX, 9), di uno de’ passi della Notte, pur esso personificato: «E il terzo già chinava in giuso l’ale».
PER UN DIPINTO DELL’AGRICOLA
Contenuto: Il poeta piú contempla il ritratto della figlia, piú se ne innamora, tanto che ne aspetta e gli abbracci e le parole (1-4). Ma ella non risponde; solo gira gli occhi verso lui che dicono: guardami quanto son bella (5-8). Figlia, egli risponde, questa immagine è maravigliosa sí, che nessuna tela può giungere a tanto; ma una piú viva immagine di te è nel mio seno: quella che vi scolpí Amore (9-14). — Questo bellissimo sonetto fu composto nel ’22, ma il ritratto, cui si riferisce, dipinse Filippo Agricola, urbinate (1776-1857), nel ’21. Fu pubblicato la prima volta nell’opuscolo sopra citato Un sollievo ecc. — La figlia di V. Monti e di Teresa Pikler (cfr. la nota d’introd. alla canz. Pel giorno onom. ecc.), ch’ebbe nome Costanza in memoria ed in omaggio della principessa Braschi che la tenne al battesimo (cfr. la nota d’introd. a p. 9), nacque in Roma il 7 giugno 1792. Cresciuta fiore di bellezza, di leggiadria e d’ingegno, sposò, nella villa de’ Monti a Maiano presso Fusignano (6 giugno 1812), il conte Giulio Perticari, savignanese (cfr. la nota al v. 259, c. I della Feron.). Cosí furono soddisfatte le voglie ambiziose della madre, ma non interamente il desiderio del padre, che, come si rileva da una lettera scritta di Milano il 18 dicembre 1811 a Giuseppe Monti suo nipote, avrebbe voluto che sposasse Giovanni figlio di Giuseppe, che fu poi padre di Achille (cfr. A. M. Lett., p. 9); e nemmeno,