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tutt’altra figura. Il fenomeno dà all’occhio segnatamente lungo il viottolo, che attraversando la pendice meridionale del monte sotto l’accennata vetta conduce al santuario denominato S. Maria di Misma1.

19. E cosa sono mai questi ciottoli o palle? Entrarono desse già così figurate e dure nella roccia Alpina ancor molle? Ovvero la terra calcare venne depositata sopra corpi facili ad essere distrutti, quali sono le sostanze animali e vegetabili? E dopo che quella si è rassodata in pietra, come si sono queste consunte, lasciando così la forma, in cui l’acqua per infiltrazione pare che abbia poi deposta la selce? Ma giacchè molti ciottoli o palle hanno nel mezzo una specie di nocciolo bianco e calcare, come se ne spiegherà la formazione? Queste selci rotonde furono talora credute frutta di varie specie selcificate; ed alla figura si potrebbero considerare per tali; ma con qual mezzo può essersi riempiuto di terra calcare il luogo del nocciolo o della capsula, essendo selcioso il resto del corpo, cioè riempiuto di selce il vuoto, che prima occupavasi dalla drupa?


  1. [p. 52 modifica]Anche qui siami lecito di fare un cenno di storia politico-patria rapporto a questo rinomatissimo santuario, sul quale si ha molto di favoloso, e pochissimo di certo e comprovato.
    La chiesa di S. Maria di Misma anche dalla sua struttura appare di data molto antica, e fabbrica certamente de’ bassi secoli. È adorna di un quadro rappresentante Maria Vergine Assunta: pittura del celebre nostro Moroni; e la quale vuolsi un capo d’opera di questo insigne pennello. Nel resto la chiesa non ha, a mio credere, cosa nè antica nè moderna, la quale possa l’altrui curiosità interessare.
    S’inganna certamente lo storico nostro P. Calvi (Effemeridi ecc. Tom. I. pag. 46) coll’asserire, che la chiesa e prepositura di S. Maria di Misma sia stata una casa degli Umiliati, non essendovi in vero alcun documento, a cui una tale opinione si appoggia, anzi contrastandovi tutti que’ pochi, che ce ne restano. Trovo al certo meglio fondata l’altra, che risulta dall’opera Sinopsis rerum ac temporum Ecclesiæ Bergomensis etc., in cui tra le parrocchie della diocesi vengono riportate alcune distinte ed insigni per antichi collegi di canonici, e fra esse appunto quella sul monte Misma» Parochiæ, quas inter multæ olim collegiis canonicorum insignes, nempe in monte Misma etc.» pag. 14.
    In un rotolo antico, cioè del 1304, esistente nell’archivio parrocchiale di Cenate (favoritomi in esempio dall’attuale proposto insigne oratore sig. D. Gio. Magri) leggesi che un certo sacerdote Giacomo canonico di S. Maria di Misma fu chiamato al Sinodo Diocesano tenuto in Bergamo in detto anno dal vescovo Giovanni (certamente della famiglia Scanzia ossia da Scanzo).
    [p. 53 modifica]Ed in un altro rotolo di data anteriore esistente pur esso in quell’archivio trovasi pubblicato sulla piazza di Casco l’elenco dei fondi posseduti da’ signori prebendi canonici, e dall’abbate da Terzo prevosto di S. Maria di Misma. Casco è una contrada della vasta comunità di Cenate alle radici del Misma lungo la strada, che al santuario conduce; e viene rammentata in varie antiche carte sino nel 774 (Codex Diplomaticus etc. pag. 540 del cel. nostro antiquario canonico Mario Lupi).
    Trovasi fatta menzione del detto prevosto da Terzo anche in una decisione pronunciata dai due vicarj vescovili Guido da Mazzanica, ed Alberto da Premolo canonici della cattedrale di Bergamo nel 1294. Un certo Offredo da Terzo chierico di S. Maria di Misma affrontato avea con villanie in que’ contorni esso prevosto da Terzo per nome Guiscardo, e poco dopo ferito in una coscia, mentre da quella chiesa tornava alla sua casa in Terzo. Chiamato l’offensore Offredo e comparso innanzi ai sumentovati vicarj, dimostrò con lunghe prove e molte testimonianze che per tema d’essere ucciso, e con sola intenzione di difendersi, gli aveva avventato un colpo di coltello e ferito in una gamba. Per la qual confessione bene convalidata il feritore da Terzo fu dai detti vicarj liberato dal giudizio. Ne esiste il documento nell’archivio della cattedrale.
    È poi verissimo ciò, che nel tomo II. pag. 74 dell’opera » Vetera Humiliatorum monumenta etc. scrive della prepositura di Misma il rinomatissimo nostro cav. Tiraboschi ....» ac veteris sane domus vestigia supersunt quam claustralium fuisse fert incolarum traditio «, cioè essere costante antichissima tradizione che quivi abbiano[p. 54 modifica]nato de’ claustrali, ed apparirvi tutt’ora le vestigia dell’edificio, in cui eglino abitavano.
    Su di tali vestigia attualmente vedonsi fabbricati il fenile e ’l rustico casolare, ove soggiorna un mandriano, che colà lunga pezza dell’anno si trattiene ad alimentare il suo armento col prodotto di quelle erte praterie, le quali una porzione costituiscono del pingue patrimonio della prevostura di S. Maria di Misma.
    Per quale ragione poi abbia cessato in Misma quel collegio di canonici, ed in che tempo questa prepositura passata sia alla chiesa prepositurale di s. Martino di Cenate, io non lo so. Ciò debbe però essere successo prima del 1488, giacchè si trova che in tale anno Guidone de’ Cucchi era prevosto di S. Maria di Misma e rettore della chiesa di S. Martino suddetta, siccome raccogliesi da certa differenza di possesso fondiale insorta fra questo prevosto ed il sindaco della comune, la quale fu poi composta dal giureconsulto Oliverio Agosti.
    Nel documento usato dal proposto Cucchi a prova della legittimità de’ suoi possessi vengono nominate due altre chiese appartenenti al collegio de’ canonici, e alla prepositura di S. Maria di Misma, una sotto il titolo d’Ogni-Santi nella contrada chiamata Plasso alla metà circa d’una delle falde meridionali del Misma per andare al santuario, ove ora non restano che scarse vestigia, e l’altra nella ridetta contrada di Casco sotto la invocazione di s. Ambrogio; la quale diroccata unitamente ad un picciolo ospizio, che quivi avevano parimente essi canonici, venne consecutivamente rifabbricata.
    Nel 1591 Leon Cucchi pronipote del lodato Guidone rinunciò a favore della ora estinta compagnia di Gesù[p. 55 modifica]la prepositura, o vogliam dire Abbazia di Misma, e tutti i di lei possessi, onde facilitare in Bergamo la introduzione di questo religioso istituto, il quale però non v’ebbe mai luogo.
    Comunque però fosse l’affare di questa rinuncia, Leon Cucchi, e ’l di lui successore Patrizio Personeni continuarono a godere dell’una e degli altri. E non fu che dopo la morte di quest'ultimo, che il beneficio di S. Maria di Misma venne smembrato effettivamente dalla prevostura di s. Martino di Cenate, e goduta qual semplice Abbazia dal cardinal Vidiman, da un ab. Paolucci, da un ab. Priuli e da altri sino al 1750, in cui il benemerito prevosto Anton-Maria Tiraboschi potè, con bolla pontificia, e con ducale del Principe riunirla all’antica chiesa di s. Martino di Cenate, co' privilegi, e colle distinte decorazioni, che le sono annesse.