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Obl | — 339 — | Odi |
dell’altra, oh, che c***! per dire che fortuna!, e comprenderà come obice debba indicare appunto cannone e non bomba!
Obloc: voce straniera, usata in marina per indicare i finestrini rotondi ne’ fianchi de’ piroscafi. V. Port-hole.
Obsequium amicos, veritas odium parit: la compiacenza produce gli amici, la verità produce l’odio. (Terenzio, Andria I, 1, 48). NB. Perciò forse la verità è costretta a stare nel pozzo!
Obus: fr., V. Obice:
Oc: termine letterario: lingua dell’oc (langue d’oc), nome del dialetto francese che nell’evo medio si parlava e scriveva a mezzodì della Loira. (Provenzale antico). Lingua d’oïl, nome del dialetto francese che poi prevalse dal tempo d’Ugo Capeto e d’onde derivò il francese odierno: si parlava e si scriveva a settentrione della Loira. Le due denominazioni provengono dal diverso modo del pronunciare l’affermazione (sì) oui. Cfr. Dante:
del bel paese là dove il sì suona.
Per l’etimologia, oc deriva dal lat. hoc = ciò, ciò appunto, quindi sì: oïl, onde poi oui, parimenti è dal latino, hoc + illud o secondo altri hoc + ille.
Ocarina: strumento musicale di terra cotta di forma e capacità ovoide, recentemente inventato da un tal Donati di Budrio.
Occa: nome di peso, usato in Turchia e nelle terre di Levante: varia fra i 1200 ed i 1300 grammi.
Occhietto: chiamano i tipografi la pagina che precede il frontespizio, e nel centro della quale è il solo titolo dell’opera. Ne’ libri antichi l’occhietto spesso tien luogo del frontespizio. Si vuole che esso sia stato così detto, dacché intorno al titolo si soleva fare un cerchio tondo, e più spesso ovale a forma dell’occhio.
Occhio di bue: V. Oeil de boeuf.
Occhio pollino o di pernice: nome volgarmente dato a nota specie di calli (fr. oeil de perdrix).
Occhio per occhio, dente per dente: (Esodo, XXI, 21) cioè la pena del taglione, jus talionis, contrapasso, di rendere offesa per offesa, la quale se non è più nelle leggi civili, è più spesso nell’umana anima.
Occitanico: provenzale, da oc o lingua dell’oc, detto del provenzale antico. V. Oc.
Occorrenza: vale bisogno, affare, cosa che occorre (familiarmente anche bisogno corporale): nel senso di caso, circostanza, spiace ad alcuni rigidissimi puristi. V. Fanfani, op. cit., V. Gherardini, Appendice alle Grammatiche, pag. 491 e seguenti. I diz. registrano i due sensi.
Occultismo: nome dato a quelle pretese conoscenze naturali che sono ottenute con processi misteriosi ovvero con segreta e magica arte. L’alchimia e l’astrologia nel medio-evo; nel tempo nostro lo spiritismo, la teosofia, la chiromanzia contengono vari elementi di occultismo. Queste dottrine non entrano nell’orbita della scienza moderna: almeno così oggi si deve dire.
Ochsenmaulsalat: voce di vivanda tedesca, che letteralmente vuol dire insalata di muso di bue. Nervetti o muscoli preparati con molta cura, sotto aceto.
Oclocrazia: gr. [testo greco] = governo di moltitudini (spesso nel senso di: costituito da tirannide plebea).
O con questo o su questo: versione dal greco: motto attribuito alle madri spartane nell’atto che consegnavano lo scudo ai figliuoli, cioè o con lo scudo (vincitori) o su lo scudo (morti). V. Plutarco, Lacaenarum Apophthegmata, XV.
Oculos habent et non videbunt: hanno gli occhi, ma non vedranno (Salmo CXIII, e CXXXIV).
Oda: per ode ([testo greco]) = canto) è voce fuor d’uso (Petrocchi). Piacque però al Foscolo, piace alla odierna scuola estetica (d’Annunzio). È il caso di dire con Orazio: multa renascentur quae jam cecidere... vocabula etc.
Odeporico: grecismo alquanto disusato ([testo greco]): attinente a strada, viaggi, descrizione di itinerari.
Oderint dum metuant: mi odino, purchè mi temano. (Accius, Atreus, in Cicerone, De officiis, I, 28, 97).
O di Giotto: è il circolo perfetto, fatto a mano libera e mandato per saggio della sua perizia da Giotto a Benedetto IX. Onde il modo antico di dire, esser più tondo dell’o di Giotto.
Odi profanum vulgus et arceo: odio il