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Il „patriota non immemore” era, com’è chiaro, proprio lui Asachi, che, meglio di ogni altro, poteva rilevare le affinità numerose fra le due lingue sorelle, essendo stato più anni in Italia1, e conoscendo la lingua italiana a segno da scrivere in essa in italiano madrigali, sonetti e canzonette2 sin troppo riuscite dal lato della forma, pur nella loro insipidezza arcadica, perchè possiamo crederle tutta farina del sacco suo; e, con ogni probabilità, codeste sue parole appunto dovettero destare nell’animo della gioventù moldava il desiderio di emular sulla scena i loro coetanei tedeschi e italiani. Sappiamo infatti dal Burada3, che queste rappresentazioni dei giovani dilettanti tedeschi e italiani destarono il desiderio dei dilettanti moldavi di prodursi sulla scena con opere recitate in lingua rumena” e che „aspettavano con impazienza di poter mostrare al pubblico di Jassy che anche la gioventù moldava poteva elevarsi alla medesima altezza di quella straniera”. Ma la cosa restò per allora allo stato di puro desiderio. Recite di dilettanti rumeni ce ne furono, ma in francese, come lo stesso Burada è costretto ad ammettere, e, salvo un tentativo fatto il 1819 al Teatro della Fontana Rossa di Bucarest, la lingua rumena dovrà aspettare la fondazione della Società Filarmonica e del Teatro Nazionale per salire definitivamente agli onori della ribalta, e ciò doveva avvenire a Bucarest per opera di Ioan Heliade Rădulescu, e non a Jassy, malgrado la prima idea ne fosse balenata ad Asachi. Habent sua fata libelli! E questa volta il fato era che, non al tenero abate, ma al fero allobrogo toccasse l’onore di tenere a battesimo il nascente teatro rumeno, destinato da Heliade a infranger le catene di un secolare servaggio e bisognoso perciò del ruggito di libertà del leoncello alfieriano, più che delle ariette leggiadre del Metastasio4.

  1. Di Asachi e della sua dimora in Italia ha tempo fa trattato Elena Bacaloglu in un suo articolo Bianca Milesi e Giorgio Asaki, pubblicato nella Nuova Antologia del 1-o settembre 1912.
  2. Pubblicati quasi tutti nella rivista romana: Il Campidoglio.
  3. Cfr. Arhiva, loc. cit.
  4. Cfr. nella Gazeta Teatrului del 1836, n. 12, p. 96, l’interessante campagna condotta da Ioan Voinescu II e Barbu Catargiu contro le pochades, le farse, ...satirele personale, comediile lipsite de spirit, dar pline de fatalitați, scrierile reci alcătuite fară stil, fără miezul, fără un țel moral și o formă estetica”, che „înlocuiau splendorile luĭ Voltaire, luĭ Shakespeare, luĭ Alfieri, luĭ Molière, luĭ