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ORDINE DEL GIORNO



Carlo Alberto di Savoja, Principe di Carignano, rivestito da S. M. Vittorio Emanuele dell’autorità di Reggente, mi nominò con suo Decreto del 21 di questo mese di marzo a Reggente del Ministero della Guerra e Marina.

Io sono un’autorità legittimamente costituita, e in queste terribili circostanze della Patria io deggio far sentire ai miei compagni d’armi la voce di un suddito affezionato al Re, e di un leale Piemontese.

Il Principe Reggente nella notte del 21 al 22 marzo corrente abbandonò la Capitale senza informarne nè la Giunta Nazionale, nè i suoi Ministri.

Nessun Piemontese deve incolpare le intenzioni di un Principe, il cui liberale animo, la cui divozione alla Causa Italiana furono sino ad ora la speranza di tutti i buoni. Alcuni pochi uomini disertori della Patria, e ligi dell’Austria ingannarono con le calunnie, e con ogni maniera di frodi un giovane Principe, cui mancava l’esperienza dei tempi procellosi.

Si è veduta in Piemonte una dichiarazione sottoscritta dal Re nostro, Carlo Felice: ma un Re Piemontese in mezzo agli Austriaci nostri necessarii nemici è un Re prigioniero; tutto quanto egli dice, non si può, non si deve tenere come suo. Parli in terra libera, e noi gli proveremo d’essere i suoi figli.

Soldati Piemontesi! Guardie Nazionali! volete la guerra civile? volete l’invasione de’ forestieri, i vostri campi devastati, le vostre Città, le vostre Ville arse, o saccheggiate? volete perdere la vostra fama, contaminare le vostre insegne? Proseguite; Sorgano armi piemontesi contro armi piemontesi; petti di fratelli incontrino petti di fratelli!

Comandanti dei Corpi, Ufiziali, Sotto-Ufiziali e Soldati! Qui non v’è scampo, se non questo solo. Annodatevi tutti intorno alle vostre insegne, afferratele, correte a piantarle sulle sponde del Ticino, e del Po; la terra Lombarda vi aspetta; la terra Lombarda che divorerà i suoi nemici all’apparire della nostra vanguardia. Guai a colui che una diversa opinione sulle cose interne dello Stato allontanasse da questa necessaria deliberazione. Egli non meriterebbe nè di guidar Soldati Piemontesi, nè di portarne l’onorato nome.

Compagni d’armi! questa è un’epoca Europea. Noi non siamo abbandonati. La Francia anch’essa solleva il suo capo umiliato abbastanza dal Gabinetto Austriaco, e sta per porgerci possente ajuto.

Soldati e Guardie Nazionali! le circostanze straordinarie vogliono risoluzioni straordinarie. La vostra esitazione comprometterà tutta la Patria, tutto l’onore. Pensateci! Fate il vostro dovere. La Giunta Nazionale, i Ministri fanno il loro. Carlo Alberto sarà rinfrancato dalla vostra animosa concordia, e il Re Carlo Felice vi ringrazierà un giorno d’avergli conservato il Trono.

Dato in Torino il ventitre di marzo, l’anno del Signore mille ottocento ventuno.


Il Conte SANTORRE DI SANTA ROSA

Reggente del Ministero di Guerra e Marina.

TORINO, DALLA STAMPERIA REALE