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AL CORBEZZOLO. Bisogna ricordare alcunchè del nostro poema eroico nazionale; l’Eneide; e del libro XI la descrizione del trasporto di Pallante, e i versi 59 sgg. sopra tutti. Mille dell’esercito accompagnano il feretro che è tessuto di rami di corbezzolo o álbatro: arbuteis... virgis (65).

AL SERCHIO. Fu scritta nel 1902 per la minacciata diminuzione del Serchio, uno di quei fiumi che saranno la nostra collettiva ricchezza. Nell’edizione che ne fece il Pedreschi, a Castelnuovo di Garfagnana, era preceduta da queste parole:


IL SERCHIO NOSTRO.


Li ruscelletti che de’ verdi colli
del Casentin discendan giuso in Arno,
facendo i lor canali e freddi e molli,


dove sono? Quel valentuomo di Alfredo Bassermann che seguì con tanto amore le orme di Dante in Italia, codesti ruscelletti li cercò invano. Egli dice: «La frescura delle sorgenti che spira da questi versi, mi parve in aperto contrasto con lo stato attuale dei pietrosi letti dei ruscelli, resi da frane ingombri di rottami nudi, e riarsi, e fatti rigonfi soltanto per piogge dirotte da acque devastatrici, dopo le quali, resi più ingombri, nuovamente prosciugano. Presso Camaldoli osservai invece quanto possa operare natura, quando non la si maltratti, e quanto essa contraccambi l’amore dell’uomo. Protetto dagli antichi regolamenti del chiostro, si è qui conservato in vasto circuito un bosco magnifico, così superbo e pomposo, quale non potrebbe vedersi più bello sui monti tedeschi. E il suolo è cosparso di fertile terriccio e di felci e anemoni e viole alpestri; e da ogni