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304 via traiana

di mattoni di 0,60 × 0,60 × 0,05; di guisa che la intera grossezza di esse è di m. 1.20. I timpani, come si è detto, hanno il paramento di laterizii, ma nell’interno sono di muratura emplecton di ciottoli e scaglie calcaree residue della lavoratura dei massi lapidei. Mancano la fascia solita al livello stradale e il parapetto. Sopravvanzano ancora i muri di accompagnamento su ambedue le sponde, e, in parte, il selciato romano di lastre calcaree, plancae, sul dorso del ponte. E ben puossi ritenere che la denominazione attuale del ponte sia derivata da queste lastre calcaree, se non vuolsi pure ammettere che sia derivato, invece, dai quadroni di argilla delle arcate, che i contadini colà chiamano chiance. Però la denominazione Chianche, come vedemmo1, è comune ad altre contrade prossime alla nostra città, nelle quali pare che l’etimologia sia spiegata più dalle lastre di pietra le quali pavimentavano le vie romane. Tutto il ponte è lungo metri cento2.

Si potrebbe obbiettare che non vi sia testimonianza storica precisa e specifica che questo ponte, insieme con altri, sia stato costruito da Traiano; ma, dopo le considerazioni che egli per il primo aprì alle vetture questa via, e la munì di ponti, e dopo l’analisi del genere di costruzione, il quale non puossi ritenere a lui posteriore, tanto più che non presenta alcuna traccia di restauri, aggiunzioni o modifiche, ma apparisce tutta di getto, puossi con sodo criterio ritenere che sia opera di tanto uomo, e non di altri.

Illustrando il quadro esterno dell’attico dell’Arco Traiano, a sinistra del riguardante3, dissi che quello poteasi riferire con le sue rappresentazioni mitologiche di varie divinità, Silvano, Cerere, Bacco e Diana, alle grandi azioni civili di Traiano nelle provincie4, e segnatamente allo sviluppo dei commerci per mezzo della costruzione e restauro di vie importanti: e feci notare pure

  1. A pag. 269.
  2. Ho fatto voti al Governo e alla Commissione Conservatrice dei Monumenti per il restauro e la conservazione di quest’opera, importante sia per la sua mole e la bella costruzione, sia come un ricordo ed una testimonianza della Via Traiana che lo cavalcava.
  3. Tav. XXVII. pag. 169 e seg.
  4. Pag. 180.