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290 | via appia da benevento a brindisi |
dei fratelli Imperlino che si va costruendo fuori e di rincontro detta porta.
La porta Somma dell’epoca longobarda non fu nel sito dell’ultima demolita, ma più in dentro, come ci dice il riferito diploma di concessione di Arechi al Monastero di S. Sofia1: Seu et Ecclesiam Sancte Mariae, que sita est intra duas vias foras ante portam Summam. E sappiamo che S. Maria di porta Somma era situata tra il leone e la torre del Castello attuali2, e l’attiguo monastero di Benedettine era costituito dall’attuale Palazzo di Prefettura3. Questi edifizi sorgevano sul culmine di una collinetta.
Ma tutto ciò ho detto per la migliore intelligenza storica, senza che abbia diretta relazione col soggetto principale.
Vedemmo4 che secondo Strabone l’Egnazia e l’Appia si congiungevano apud Beneventum; e, sino a prova in contrario, noi dobbiamo attenerci alla sua autorità. Ciò posto, egli è indubitato che l’innesto sia dovuto esistere nella campagna Beneventana, non molto lungi dalla città, la qual cosa non seppero intendere nè Pellegrini5, nè Pratilli6. Abbiamo visto pure che il cammino dell’Egnazia, sul quale non può cadere verun dubbio, procedeva da Port’Aurea per Ponticello7; ora appena al di là di questo doveva avvenire l’innesto. Anche d’Anville8 ritenne queste due vie essersi congiunte a Benevento. Non sono molti anni che il vivente sig. Antonio Criscuoli, scavando nella sua masseria, poi venduta a Morante9, trovò a poca profondità le selci o plancae di una via romana, la quale, secondo io stimo, non poteva esser altra che l’Appia. Questa da Ponticello doveva prender a destra (mentre l’Egnazia proseguiva in linea retta), ascendere la collina
- ↑ Borgia, op. cit. tom. I. pag. 304.
- ↑ Come rilevo dai citati manoscritti (pag. 287 di quest’opera) sulle chiese antiche di Benevento.
- ↑ Borgia op. cit. tom. II. pag. 191.
- ↑ Pag. 253.
- ↑ Apparato delle Antichità di Capua, ecc. Napoli, 1651, pag. 403
- ↑ Op. cit. pag. 419.
- ↑ Pag. 255.
- ↑ Op. cit. pag. 237.
- ↑ Vedi carta top. Stato Maggiore F. 173, II. nella quale è detta massaria Crescuoco corrottamente.