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libro ii. 177

può fare le logge in due modi, cioè parte con parapetti e colonne, o serrate con finestre. Una cisterna ornata molto decora questa parte1. Adunque delle proporzioni sue per le figure si acquisti la notizia.

Le camere, talami ovvero cubiculi, devono esser lunghe una volta la larghezza loro, il mezzo, ovvero uno e un terzo, ovvero quadrato perfetto, cioè tanto lato quanto lungo; in questi tre modi possono con ragione esser fatte, e l’altezza loro debba esser la linea diagonia, diametro del quadrato, come di sopra è detto delle sale. E se accadesse in altro solaro fare una piccola camera, sia diminuita l’altezza del solaro2 con palchi, o soffitti morti, o volte, per ridurla alla proporzione detta.

I salotti ovvero triclinii devono esser lunghi due quadrati, uno e due terzi, ovvero uno e mezzo; l’altezza loro può essere in più modi: uno, secondo l’altezza del solaro non curando dell’altra proporzione: in altro modo, secondo il modo predetto, per la linea di angolo ad angolo opposito del quadrato. Anco mi pare di usare in tutti gli altri salotti ovvero triclinii queste porporzioni ovvero simmetrìe. Prosupponiamo che l’atrio sia un intero quadrato, allora si pigli la linea diagonia tirata da angolo ad angolo, la cui latitudine di linea nell’altezza si riferisce: e se essi atrii o triclinii fossero d’un quadro e terzo, o di un quadro e mezzo, o di un quadro e due terzi, allora si pigli il mezzo di tutto lo spazio e quello si parta per mezzo, e ad una delle dette parti si tiri la linea diagonia, come di sopra è detto, la quale altezza di tutto lo sfogo, come di sopra è detto, si riferischi.

I triclinii devono essere di quadro perfetto cioè quadrato, ovvero che abbia le ale e lati eguali, e egualmente gli angoli oppositi siano distanti: dove da tre parti, si pongano le mense col fuoco in mezzo secondo gli antichi.

  1. Le cisterne e fontane, parte nobilissima della decorazione de’ cortili in Italia, usarono ne’ secoli bassi ed inferiori specialmente ne’ chiostri. Bellissima quella nel chiostro maggiore di Gradi in Viterbo.
  2. Cioè l’altezza del piano. In questa enumerazione delle parti delle case, furono dall’autore scordati que’ nascondigli ripostissimi che usavano onde porsi in salvo ne’ frequenti disordini di nemici o del popolo: ne parla l’Alberti (lib. V. cap. 2) ed il Nardi al lib. V delle Storie fiorentine.

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