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58 | introduz. alla scienza sociale | [§ 30-31] |
tutto ciò che giova alla specie; A giova alla specie, dunque l’individuo deve fare A». Quella premessa per solito si tace, perchè difficilmente si troverebbe chi consentisse nell’affermazione che, senza alcuna restrizione, l’individuo deve fare tutto ciò che giova alla specie; e l’introdurre restrizioni ci costringe a risolvere un problema difficile, poichè l’utilità dell’individuo e l’utilità della specie sono quantità eterogenee e che malamente si possono paragonare. La selezione opera sacrificando l’individuo alla specie (VII, 99). Accade spessissimo che il bene, l’utile dell’individuo sono in assoluto contrasto con certe circostanze che sono pure favorevoli alla specie. Sta bene che l’individuo non può esistere se non esiste la specie, e viceversa; onde, se si distrugge la specie, sono distrutti gli individui, e viceversa; ma non basta ciò per identificare il bene dell’individuo e quello della specie: un individuo può campare ed essere felice procacciando il danno di tutti gli altri individui che compongono la specie. I ragionamenti del genere sopra accennato sono generalmente manchevoli dal lato della logica.
31. I ragionamenti della classe (II), come del resto anche quelli della classe (I), si potrebbero considerare sotto due aspetti. Si potrebbe cioè intendere che il principio al quale si vogliono congiungere i sentimenti morali è semplicemente il tipo dei sentimenti esistenti. Similmente esistono infiniti cristalli che tutti si possono dedurre dal sistema cubico. Ma gli autori dei ragionamenti (II) non l’intendono per solito in quel modo; e, se l’intendessero, riescirebbe loro impossibile il dimostrare che tutti i sentimenti morali esistenti e che hanno esistito si possono dedurre dal principio che propugnano. Non si vede come da uno stesso prin-