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28 | principii generali | [§ 42-44] |
il campo delle proposizioni X. Per molti ciò segue perchè non distinguono i due campi; per altri molti è debolezza di fede che chiede il sussidio dell’esperienza. I materialisti hanno torto di porre in ridicolo il detto: credo quia absurdum, che, in certo senso, riconosce quella partizione delle proposizioni: onde ben disse il nostro Dante1
State contenti, umana gente, al quia; |
43. Giova porre mente ad un modo di confondere le proposizioni X e Y, il quale usa un senso equivoco analogo a quello notato al § 40. Supponiamo che la proposizione: A è B sfugga all’esperienza e quindi alla scienza; si crede dimostrarla scientificamente facendo vedere l’utilità per gli uomini del credere che A è B. Ma quelle proposizioni non sono per nulla identiche; onde, se anche la seconda si dimostra sperimentalmente vera, nulla da ciò possiamo concludere per la prima. Sta bene che c’è chi afferma solo il vero essere utile; ma ove al termine vero si dia il significato di vero sperimentale, quella proposizione non concorda punto coi fatti e viene anzi da essi ognora smentita.
44. Altro modo equivoco è il seguente. Si dimostra, o meglio si crede dimostrare, che «l’evoluzione» avvicina A a B, e si crede con ciò avere dimostrato che ogni individuo deve procacciare che A sia eguale B; oppure che A è eguale a B.
- ↑ Purg., III, 37-39. E Parad., II, 43-44:
Lì si vedrà ciò che tenem per fede,
Non dimostrato, ma fia per sè noto,
A guisa del ver primo che l’uom crede.