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164 conc. gen. dell’equil. econ. [§ 49-52]

mico si vuole ordinare in modo da procacciare il massimo benessere a tutti coloro che vi partecipano. Occorrerà, per altro, definire precisamente cosa sia quel benessere (VI, 33, VI, 52). Il tipo (III) corrisponderebbe all’ordinamento collettivista della società.

50. Si ponga mente che i tipi (I) e (II) sono relativi alle persone; onde può accadere, e di solito accade, che quando due persone contrattano insieme, una segue il tipo (I), l’altra il tipo (II); oppure che, se molte persone contrattano insieme, parte segue il tipo (I), e parte, il tipo (II). Lo stesso si può dire del tipo (III), se lo Stato collettivista lascia qualche libertà di scelta ai suoi amministrati.

51. Chi segue il tipo (II) si ferma, per la definizione stessa data di quel tipo, in un punto ove i suoi gusti non sono direttamente soddisfatti. Quindi, se si paragona la condizione a cui giungerebbe l’individuo seguendo il tipo (I) e quella a cui giunge seguendo il tipo (II), si vedrà che la seconda differisce dalla prima per certe quantità di merci in più o in meno. Si potrebbe dunque anche definire il tipo (I) come quello in cui le quantità di merci soddisfano direttamente i gusti, e il tipo (II) come quello in cui le quantità di merci sono tali che, i gusti essendo direttamente soddisfatti, rimane un residuo positivo o negativo.

52. Le linee di indifferenza dei gusti. — Supponiamo che un uomo si lasci guidare unicamente dai suoi gusti e che egli abbia 1 kg. di pane e 1 kg. di vino. Egli, sempre secondo i suoi gusti, è disposto ad avere un poco meno di pane, purchè abbia un poco più di vino, o viceversa. Egli cioè, consente, per esempio, ad avere solo 0,9 kg. di pane