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libro primo 29

Bresciani fiorirono Catullo e Virgilio, che nato sul Mantovano al confin Veronese mostreremo ove degli Scrittori: sembra però di riconoscere che in altra gente si andasse, passando dal Veronese al Bresciano. Se due sole città de’ Veneti noi prendiamo a considerare, Verona e Padova, nel giro di poche età più Scrittori ebbero eccellenti e primarii. Insegna Polibio (lib. 2: οὔτ´ ἐπιστήμης ἄλλης, οὔτε τέχνης, ec.) come i Galli, quando passarono in Italia, nè di scienza nè d’arte alcuna cognizione aveano, fuor dell’agricoltura e della guerra1 . Vedesi poco dopo nell’istesso Autore, come nè pur sapeano dar la tempera alle spade; per lo che come gli uomini erano da temer solamente nel primo impeto, così le spade non servivano che al primo colpo. Notò Servio proprietà degli antichi Galli essere stata l’ingegno tardo, come degli Africani la finzione, e de’ Greci la leggerezza (ad Æn. 6: Afros versipelles, Graecos leves, Gallos pigrioris videmus ingenii).

Ma se nulla fosse tutto il complesso d’autorità e di fatti, con cui abbiam posto questo punto in tanta chiarezza, non se ne potrebbe con tutto ciò dubitare per nissun modo, poichè per rara sorte abbiam nell’Istoria il preciso termine ed il confine che nell’antiche età separava i Cenomani da’ Veronesi. Così bella particolarità ci è rimasa espressamente in Polibio; e non cadde certamente tal passo sotto

  1. V. Diodoro lib. 5, ove de’ Galli ne parla diversamente. — V. Baillet t. 1, p. 158, sopra tutti.