Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
i. versi e abbozzi | 187 |
9
PENSIERI POETICI
(1817-1819)
1
Sento dal mio letto suonare (battere) l'orologio della torre. Rimembranza di quelle notti estive, nelle quali, essendo fanciullo e lasciato in letto in camera oscura, chiuse le sole persiane, tra la paura e il coraggio, sentiva battere un tale orologio. O pure situazione trasportata alla profondità della notte o al mattino silenzioso e all'età consistente.
2
Dolor mio nel sentire a tarda notte, seguente al giorno di qualche festa, il canto notturno de' villani passeggeri. Infinità del passato, che mi veniva in mente, ripensando ai romani cosi caduti dopo tanto romore, ed ai tanti avvenimenti ora passati, ch'io paragono dolorosamente con quella profonda quiete e silenzio della notte, a farmi avvedere del quale, giovava il risalto di quella voce o canto villanesco.
3
Linguaggio delle bestie, descritto secondo le qualità manifeste di ciascuna. Potrebbe essere una cosa originale e poetica introdotta cosi in qualche poesia, come, ma poi scioccamente, se ne serve il Sannazaro nell'Arcadia, prosa IX, ad imitazione di quella favola, s'io non erro, circa Esiodo.
4
Per un'ode lamentevole sull'Italia può servire quel pensiero di Foscolo nell'Ortis', lettere XIX e XX, febbraio 1799, p. 200, edizione di Napoli 1811.
5
Una bella e notabile similitudine è quella dell'Alamanni nel Girone, canto XVII, di un mastino e di un lupo che si scontrino