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ma obbiezione che si poteva fare ad una simile denominazione, e cioè che non vi ha memoria di tornesi coniati per la Dalmazia, ma non riesce a persuadere; perchè i crociati avevano reso popolare il tornese in Oriente, ove era diventato una moneta nazionale, ma di esso invece non si trova traccia in Dalmazia, nè nei documenti contemporanei, nè nelle monete che si conservano nelle raccolte. In epoche diverse fu ordinata alla zecca di Venezia la coniazione di tornesi, indicando quasi sempre le località dove dovevano essere spediti, e troviamo che erano destinati sempre ai possedimenti veneziani del Levante, ma non alle coste dell’Adriatico.

Più tardi altri esemplari di questo interessante nummolo 1 furono rinvenuti presso i raccoglitori triestini e dalmati, e finalmente un tesoretto, abbandonato presso il Monte di Pietà di Treviso, mise alla luce quattro altri pezzi, tutti di migliore conservazione di quello esistente nella Raccolta Marciana. Ne parla Carlo Kunz nella sua «Miscellanea Numismatica»1, dimostrando che l’argento in essi contenuto è di una lega più fina assai di quella dei tornesi e di poco inferiore a quella usata nei soldini, per cui lo ritiene un mezzanino di grosso del valore di due soldi veneziani. Pure esso non è nè un tornese nè un mezzanino, come risulta da una deliberazione del Senato in data 31 maggio 14102, nella quale, lamentando, che nella città di Zara e nel suo territorio corrano monete forestiere, e cioè Grossi di Crevoja3 ed altri di buon argento del valore di tre soldi e meno che si spendono per quattro, soldini ungheresi che non valgono se non otto denari e si spendono per un soldo, e frignacchi4 che non tengono tre oncie d’argento per marca e si spendono pure per un soldo, allo scopo di impedire questo danno, delibera di coniare una moneta contenente tre oncie di argento per marca, che vada a 42 pezzi per oncia, avente da

  1. Kunz C. Miscellanea Numismatica. Venezia, 1867. — III di un piccolo ripostiglio di monete, pag. 20, 23-25.
  2. Documento XXXIV
  3. Grossi coniati a Spalato, dal Duca Hervuja tra il 1403 ed il 1412.
  4. Denari di Aquileja chiamati frisacensi, frisacchi, e frignacchi.