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le ore ch’io m’ingolfava nello studio della Bibbia, o d’Omero? A forza di leggere Omero nel testo, quella poca cognizione di greco ch’io aveva, si era aumentata, ed erami appassionato per quella lingua. Quanto incresceami di non poterne continuare lo studio! Dante, Petrarca, Shakespeare, Byron, Walter Scott, Schiller, Goethe, ec., quanti amici m’erano involati! Fra siffatti io annoverava pure alcuni libri di cristiana sapienza, come il Bourdaloue, il Pascal, l’Imitazione di Gesù Cristo, la Filotea, ec., libri che se si leggono con critica ristretta ed illiberale, esultando ad ogni reperibile difetto di gusto, ad ogni pensiero non valido, si gettano là e non si ripigliano; ma che, letti senza malignare e senza scandalezzarsi dei lati deboli, scoprono una filosofia alta, e vigorosamente nutritiva pel cuore e per l’intelletto.

Alcuni di siffatti libri di religione ci furono poscia mandati in dono dall’Imperatore, ma con esclusione assoluta di libri d’altra specie, servienti a studio letterario.

Questo dono d’opere ascetiche venneci impetrato nel 1825 da un confessore dalmata, inviatoci da Vienna, il P. Stefano Paulowich, fatto, due anni appresso, vescovo di Cattaro. A lui